Vangelo
1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino,quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!” 3 Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti (Gv 20, 1-9).
Gli Apostoli o le Sante Donne?
La diversità di comportamento tra i seguaci del Divino Maestro nel giorno della Resurrezione ci indica come essere graditi a Dio nonostante la nostra imperfezione.
I – È la Pasqua del Signore !
Dopo quaranta giorni di attesa e penitenza, seguiamo da vicino i dolori inenarrabili di Nostro Signore Gesù Cristo nella Settimana Santa. Infine celebriamo la Resurrezione del Signore – mistero essenziale della nostra Redenzione –, le cui gioie e alleluia si estenderanno per cinquanta giorni, ricordando il tempo in cui Gesù è stato vicino ai suoi sulla Terra, fino a salire ai Cieli, e la fase nella quale la Madonna e gli Apostoli hanno aspettato la discesa dello Spirito Santo. È un periodo di giubilo, a significare il passaggio dalla vita precedente, caratterizzata dal peccato originale, alla vita nuova portata da Gesù, che apre le porte del Cielo, chiuse per l’umanità.
Morte e Resurrezione dell’Uomo-Dio
Tra gli effetti della caduta di Adamo c’è la perdita del dono di immortalità e, di conseguenza, la separazione dell’anima e del corpo alla fine della vita, sofferenza così tremenda, orrenda e intensa che non ci sono parole capaci di esprimerla. Chi è ritornato per descrivere questo tragico momento?
Ora, il Signore Gesù, che mai ha commesso la benché minima colpa, ha voluto passareper questo frangente e sopportare i dolori della morte come noi li patiremo, per restituire a Dio la gloria che Gli era stata negata dal peccato e redimerci. E quando Lui, avendo reclinato il capo, ha consegnato lo spirito, e la sua Anima sacrosanta ha abbandonato quel Corpo adorabile e sacro, entrambi sono rimasti uniti alla divinità.
Come mostrano i Vangeli, la Passione di Nostro Signore ha avuto un carattere progressivo: dopo essere stato giudicato, flagellato, schiaffeggiato, coronato di spine e aver portato la Croce sulle spalle, la sua agonia è durata circa tre ore (cfr. Mt 27, 45; Mc 15, 33; Lc 23, 44). E “solo quando Egli ha adempiuto quanto ha ritenuto necessario realizzare è giunta l’ora fissata, non dalla necessità, ma dalla sua volontà; non dalle esigenze della sua natura, ma dal suo potere”. 1 Al contrario, la Resurrezione è stata repentina. Ecco un aspetto di questo mistero che dobbiamo tener sempre presente: al terzo giorno, Cristo ha ripreso il Corpo col suo potere divino, in modo istantaneo. Non più un corpo mortale come il nostro – che aveva assunto nel corso della sua vita terrena, per un miracolo negativo 2 –, quanto nel suo stato normale, ossia, glorioso, come corrispondeva alla beatitudine della sua Anima. E questo con un semplice atto della sua divina volontà.
Immaginiamo che in quell’ora l’immensa pietra che serrava il sepolcro sia saltata dalla sua sede. Essa era stata sigillata dai membri del Sinedrio, che si erano premuniti, inoltre, mettendo una guardia sul posto per evitare che il Corpo fosse trafugato. Sebbene senza fede, i principi dei sacerdoti e i farisei erano profondamente intelligenti e sapevano che quanto Gesù aveva promesso si era compiuto, cosa che li ha portati a fare deduzioni chiare riguardo alla possibilità che succedesse qualcosa di inatteso (cfr. Mt 27, 62-66). Così, i soldati sono stati i primi – dopo, senza dubbio, la Madonna 3 – a prender conoscenza della Resurrezione. Impauriti, sono corsi a raccontare ai sinedriti l’accaduto. Questi, presi dal panico, sono arrivati al punto di pagarli affinché spargessero la voce che il Corpo di Nostro Signore era stato tolto di notte dai discepoli (cfr. Mt 28, 11-13). Ecco le immediate reazioni di fronte a un avvenimento che avrebbe fissato definitivamente il cammino della Storia della salvezza.
II – La testimonianza del discepolo prediletto
L’Apostolo San Giovanni dimostra uno speciale zelo nel redigere il suo Vangelo. Lo scrive, in quanto testimone oculare, per persone che non hanno avuto contatto con il Signore Gesù risorto, cosa che ha costituito un privilegio degli Undici, delle Sante Donne e dei discepoli. Questi ultimi erano più di cinquecento, Lo avevano forse incontrato in Galilea (cfr. I Cor 15, 6), ed è probabile che avessero presenziato la sua ascesa al Cielo, a Betania (cfr. Lc 24, 50-51). In tal senso, dichiara San Pietro nella prima lettura (At 10, 34a.37-43), tratta dagli Atti degli Apostoli: “Dio Lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la sua Risurrezione dai morti” (10, 40-41). Infatti, Nostro Signore ha avuto la delicatezza di assumere cibo in loro compagnia affinché perdessero ogni timore che si trattasse di un fantasma. Essi hanno visto, creduto, e alcuni hanno persino potuto toccarLo; altri, in contropartita, saranno chiamati a credere, senza vedere, vivendo della fede dei primi.
Fede così robusta, ferma e incrollabile, che li ha portati a diffondere la notizia della Resurrezione del Signore in ogni dove, disposti a soffrire il martirio, se fosse stato necessario, in difesa di questa verità che avevano constatato. Così, gli Apostoli hanno affrontato con fierezza le persecuzioni più terribili, e hanno finito per dare testimonianza di questo straordinario episodio con la propria vita. In questo modo, la Fede Cattolica si è diffusa nel mondo intero, al punto che Tertulliano afferma che i cristiani si moltiplicavano nell’Impero Romano: “Noi siamo di ieri, e già abbiamo riempito tutte le vostre città, isole, castelli, municipi, borgate, gli accampamenti stessi, tribù, decurie, il Palazzo, il Senato, il foro: solo i templi vi abbiamo lasciato. […] Noi avremmo potuto migrare e lasciarvi in una situazione di vergogna e desolazione”. 4 Sant’Agostino, 5 molto avveduto e intelligente, è giunto a dire agli increduli della sua epoca che negando la Resurrezione mostravano grande stol tezza, che se Nostro Signore non fosse risorto, allora avrebbe fatto un miracolo ben più grande: la diffusione della Chiesa Cattolica per tutto l’orbe senza essere risorto dai morti. Analizziamo, da questa prospettiva, il brano tratto dalla Liturgia della Domenica di Pasqua, confrontandolo con i racconti degli altri evangelisti.
Imprudenza temeraria?
1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
San Marco narra che erano tre le donne che partirono di mattino per recarsi al sepolcro: “Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salomè” (Mc 16, 1). A prima vista, come definire il loro modo di procedere?
Imprudenza! Esse non hanno pianificato nulla o, se mai, lo hanno fatto in maniera insufficiente, non hanno usato la ragione e hanno agito d’impulso. Insomma, sapevano perfettamente che il Corpo di Gesù era già stato preparato (cfr. Mt 27, 59-61; Mc 15, 46-47; Lc 23, 53-55), poiché prima del seppellimento era passato per uno scrupoloso processo nelle mani di Nicodemo e di Giuseppe d’Arimatea, che avevano comprato a tale scopo i migliori profumi e balsami (cfr. Gv 19, 38-40). Inoltre, il Corpo sacro di Nostro Signore era stato depositato in un tumulo chiuso da una lapide, che scorreva su due binari ed era stata sigillata. Come sarebbero riuscite tre donne a girarla? Solo durante il tragitto esse hanno pensato a questo dettaglio: “Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?” (Mc 16, 3). Sì, chi avrebbe dato loro questo aiuto a quell’ora del mattino, in un luogo presidiato da guardie (cfr. Mt 27, 66)? Un’altra aggravante erano le prescrizioni del Diritto Romano, che proibivano la violazione di una sepoltura, che, in verità, è anche contraria al diritto naturale. Esse erano pronte a trasgredire le leggi civili, in un regime così stretto come quello dell’Impero.
È anche evidente che non avevano chiesto licenza a San Pietro e agli altri Apostoli che, disicuro, non gliela avrebbero concessa. Essi, sapendo che i giudei sospettavano che il Corpo avrebbe potuto esser rubato, non volevano dar margine a una calunnia, mandando donne al sepolcro in un’ora inappropriata. L’azione era compromettente, poiché anche se loro non fossero riuscite nemmeno ad avvicinarsi, il semplice tentativo avrebbe provocato uno scandalo, e sarebbe stato interpretato come un atteggiamento ispirato dagli Apostoli, con l’obiettivo di sondare le condizioni del luogo per poter trafugare il cadavere. In apparenza, l’intento era motivato solo da irriflessione, pazzia, immaginazione e fantasia. Sarà stato proprio così? Più avanti analizzeremo con calma questo punto. Infine, quando si sono trovati di fronte al tumulo aperto e vuoto, hanno deciso di informare gli Undici, in fretta.
Autorità più rispettata dei vincoli familiari
2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!” 3 Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là ma non entrò.
Nel frattempo, dove si trovavano gli Apostoli? Riuniti nel Cenacolo, con le porte e finestrechiuse: l’estremo opposto dell’atteggiamento imprudente delle donne. Di fronte alla notizia della sparizione del Corpo, San Pietro e San Giovanni sono usciti di corsa per accertarsi della veracità dell’annuncio di Santa Maria Maddalena. Era quello che venne naturale per loro fare, davanti a tale sorpresa.
San Giovanni è andato avanti ed è stato il primo ad arrivare al tumulo, poiché era giovane e agile, mentre San Pietro sentiva ormai su di sé il peso degli anni. Richiama l’attenzione il rispetto dell’Evangelista per Pietro, in considerazione dell’età. È questo, senza dubbio, un aspetto reale, però non il più importante. Sappiamo che i familiari godono di precedenza sui corpi dei loro defunti, incluso per quanto riguarda le autorità. Ora, in qualità di parente di Nostro Signore, Giovanni avrebbe avuto diritto a entrare nel sepolcro immediatamente, precedendo Pietro che non possedeva alcun vincolo sanguineo col Maestro. Tuttavia, comprendendo che egli era stato costituito Capo della Chiesa nascente, il Discepolo Prediletto ha ignorato i legami umani e si è fermato all’entrata, ad aspettare che il primo Papa arrivasse.
L’incomprensione di San Pietro
6 Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario — che era stato posto sul suo capo — non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Entrato nel sepolcro e avendo visto tutto in perfetto ordine – conforme alla descrizione di questo versetto –, San Pietro ha concluso che il Corpo non era stato rubato. È incontestabile che l’unica preoccupazione di un ladro consista nel rubare quello che vuole e non si preoccupa mai di lasciare oggetti rovistati al loro giusto posto; al contrario, il caos è l’indizio normale del suo passaggio in una casa. “Se uno avesse spostato il Corpo” – commenta San Giovanni Crisostomo – “non lo avrebbe denudato per questo. O, se lo avessero rubato, non si sarebbero presi la briga di togliere il sudario dalla testa, arrotolarlo e metterlo da parte. Come avrebbero fatto? Avrebbero portato via il Corpo così come stava”. 6 A dispetto dell’evidenza, San Pietro non ha capito quello che era successo e non ha creduto. Egli non aveva ancora ricevuto una grazia speciale per credere nella Resurrezione.
Il Discepolo Prediletto ha creduto per la fede della Madonna
8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti.
Ben diversa è stata la reazione del Discepolo Prediletto. Egli è entrato, ha ispezionato il tumulo insieme a San Pietro e ha creduto. Di conseguenza, è stato il primo ad aver fede – dopo la Madonna –, pur senza alcun contatto con Gesù risorto e, in questo senso, ha superato anche Santa Maria Maddalena. Come possiamo spiegare questo? “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio!” (Mt 5, 8). Infatti, la condizione di Apostolo vergine conferiva a San Giovanni una elevata visione della realtà e una superiore sapienza.
Non dimentichiamoci, anche, della scena ai piedi della Croce: “Gesù allora, vedendo la Madre e lì accanto a Lei il discepolo che Egli amava, disse alla Madre: ‘Donna, ecco tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco tua Madre!’. E da quel momento il discepolo La prese nella sua casa” (Gv 19, 26-27). Fedele ai disegni del Signore, “egli La custodirà come un suo bene, egli sostituirà presso di Lei il suo Divino Amico; lui La amerà come sua stessa madre; egli sarà da Lei amato come un figlio”. 7 È naturale che, da quel momento, si sia stabilito un legame profondo e un rapporto intimo tra i due. Come saranno stati i dialoghi tra Maria e Giovanni! In circostanze così tragiche come queste, il tema dei colloqui sarà stato la Passione e Morte di Nostro Signore. Maria Santissima, pur con l’anima trafitta di dolore, era l’unica che conservava accesa la certezza della Resurrezione del Signore, mentre tutti gli altri, insufficienti nella fede, erano incapaci di comprendere il significato di quello che Gesù aveva loro rivelato molte volte: “Bisognava che il Figlio dell’Uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno” (Lc 24, 7). La Chiesa viveva, pertanto, della sua straordinaria fede.
In un misto di sofferenza, gioia e santa ansietà, la Madonna ardeva dal desiderio che suo Figlio risorgesse, e lo avrà confidato a San Giovanni per consolarlo, manifestandogli il momento in cui questo sarebbe avvenuto. In tal modo quando Santa Maria Maddalena ha fatto irruzione nel Cenacolo e ha raccontato che il Corpo non era nel tumulo, lui si è ricordato immediatamente delle parole di Maria Santissima. E, più tardi, constatando che non si trattava di furto, ha saputo discernere, nella meticolosa disposizione delle fasce di lino e del panno, la mano di quel Signore che è l’ordine per eccellenza, l’ordine stesso dell’universo. E lui ha creduto! Per questo scrive questi versetti per convincere coloro che non hanno visto e dovrebbero credere, come se dicesse: “Io ho creduto senza aver visto e solo dopo ho ricevuto la conferma. Anche voi dovete credere”.
III – D avanti alla resurrezione: amore o Indifferenza?
Breve è stato l’intervallo di tempo trascorso tra gli episodi narrati in questo passo e l’apparizione di Nostro Signore alle Sante Donne, che sono partite in seguito per dare la Buona Novella della Resurrezione agli Apostoli (cfr. Mt 28, 9-10; Mc 16, 9-10; Gv 20, 14-18). Tuttavia, la loro reazione è stata di incredulità (cfr. Mc 16, 11), poiché “quelle parole parvero loro come un vaneggiamento” (Lc 24, 11), lasciandoli allarmati (cfr. Lc 24, 22). Il contrasto tra la postura dei discepoli – che prendevano ogni precauzione per paura dei giudei (cfr. Gv 20, 19) – e quella di Santa Maria Maddalena e delle sue compagne, mostra che, mentre gli uomini sono prudenti e si fanno guidare dalla ragione, le donne commettono pazzie… Tuttavia, come ha proceduto Gesù davanti alla cautela degli uni e alla temerarietà delle altre?
Gli Apostoli, Egli “li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto” (Mc 16, 14), e Si è messo in mezzo a loro solo dopo essere andato incontro alle donne, verso le quali, al contrario, ha manifestato compiacimento, oltre al fatto di aver loro inviato Angeli (cfr. Mt 28, 1-7; Mc 16, 5-7, Lc 24, 4-7; Gv 20, 12-13) che le hanno trattate con speciale cortesia. E anzi, i discepoli, incaricati di divulgare la verità nel mondo intero, hanno finito per essere evangelizzati dalle Sante Donne che, uscendo di corsa per annunciare la Resurrezione, sono diventate apostoli degli Apostoli.
L’amore conquista la benevolenza di Dio
Si sottintende, allora, che a Nostro Signore piacciono i comportamenti irriflessivi? Infatti, il loro amore non era totalmente puro perché era mescolato a imprudenze. Basti osservare che la Madonna non Si è inserita nell’avventura, segno che questa non era esente da una certa follia. E nemmeno loro stesse hanno creduto subito, visto che l’avviso dato a San Pietro e a San Giovanni ha riguardato soltanto la sparizione del Corpo. Ciò nonostante, possedevano un amore più intenso di quello degli Apostoli. La loro condotta, malgrado i difetti, è di chi ama.
Questo mette in evidenza una realtà impressionante sintetizzata nella celebre frase di Sant’Agostino: “Dilige, et quod vis fac – Ama e fa’quello che vuoi”. 8 Quando c’è carità, per quanto imperfetta, Dio accetta le nostre disposizioni con benevolenza e le perfeziona. Così, tra la prudenza dei discepoli e la pazzia delle Sante Donne, il Signore Gesù ha dimostrato propensione per quest’ultima. Perché? Nel comportamento prudente non c’era amore e in quello insensato, sì. Se Gesù ha premiato l’audacia, è stato grazie a qualcosa di salutare e santo a essa legato.
La supremazia dell’amore
Che conclusioni trarre da questo episodio a beneficio della nostra vita spirituale? Esso serve per mostrarci quanto la ragione sia importante e la dottrina debba esser assimilata in modo esimio. Ma, allo stesso tempo, manifesta che l’audacia sulla base di una intuizione data dall’amore può superare l’azione originata dalla semplice conoscenza. Questo perché l’audacia è vincolata al dono del consiglio, e questo è superiore alla virtù della prudenza. Ora, se uno agisce secondo la prudenza, i suoi atti sono umani, seppure aiutati dalla grazia; mentre col dono di consiglio l’anima riceve un’ispirazione sicura – che trascende la ragione discorsiva –, mediante la quale sceglie il cammino da seguire e, saltando le premesse, arriva subito alla conclusione, sotto una mozione dello Spirito Santo. Numerosi eventi, nel corso dei secoli, lo rivelano. Si racconta che Hernán Cortés, prevenendo la defezione degli uomini della sua comitiva – tentati di abbandonarlo nell’eroica impresa di conquistare l’immenso Messico a Nostro Signore con poche centinaia di soldati –, fece distruggere le navi della sua stessa flotta, per impedire loro la ritirata. Audacia portata all’estremo, risoluzione epica, non frutto di un ponderato sillogismo, ma di un’infusione del dono di consiglio. È come la madre che, col suo istinto materno, discerne con chiarezza la malattia del figlio che i medici non riescono a scoprire.
Principio questo che con tanta proprietà ha espresso Joseph de Maistre: “La raison ne peut que parler, c’est l’amour qui chante – L’intelligenza non può che parlare, è l’amore che canta” 9 e anche Pascal, nella sua famosa sentenza: “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce!”. 10 Infatti, questo amore è fonte di consiglio, di entusiasmo, di certi ardimenti che difficilmente sbocciano dal puro ragionamento. È, infatti, fondamentale amare, perché la nostra Santa Religione è oltremodo grande per essere solo intesa, o per aderirvi partendo dal semplice intelletto. Com Santa Teresina del Bambino Gesù, è necessario esclamare: “Ho capito che solo l’Amore faceva agire i membri della Chiesa e che se l’Amore si fosse estinto, gli Apostoli non avrebbero annunciato più il Vangelo, i martiri si sarebbero rifiutati di versare il loro sangue… Ho compreso che l’Amore racchiude tutte le vocazioni, che l’Amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi… In una parola, che esso è eterno!…”. 11 Se condensassimo il Vangelo in un unico termine, questo sarebbe amore! Ecco uno degli importanti insegnamenti contenuti nelle narrazioni evangeliche della Resurrezione. Con il cuore infiammato consegniamoci a Cristo interamente, sapendo che la nostra audacia è considerata da Lui con benevolenza.
IV – La r esurrezione : Preannuncio della gloria riservata ai battezzati
In molti paesi di tradizione cristiana si usa commemorare la Resurrezione con lo scambio di uova di Pasqua. Bel simbolo, perché l’uovo contiene in sé un germe di vita. Esso rappresenta l’inestimabile beneficio portato dalla Resurrezione del Signore Gesù, prefigurazione della nostra.
La Resurrezione ci ha conquistato la vera vita
Noi eravamo morti, perché portavamo l’eredità del peccato originale commesso dai nostri progenitori Adamo ed Eva, ma il Salvatore ci ha ottenuto una vita nuova, infinitamente più preziosa di quella umana: la partecipazione alla vita divina stessa. E questo tesoro merita di esser trattato con speciale affetto, orientando il nostro amore nella direzione giusta, secondo l’insegnamento della Liturgia della Domenica di Pasqua.
Per questo San Paolo ci raccomanda nella seconda lettura (Col 3, 1-4) che, una volta morti per i vizi e risorti com Cristo, orientiamo le nostre preoccupazioni per quello che viene dall’alto e non per le cose concrete che distolgono gli occhi e il cuore dal nostro destino eterno, proprio come i defunti non si occupano più delle loro antiche faccende quando lasciano questa Terra. Quanta frenesia, frutto dell’egoismo e della vanità! Quanta illusione nei confronti del mondo, gli elogi, le ripercussioni sociali! Quanta attenzione alla salute e al denaro! Attenzioni che, anche quando sono legittimi, ci trascinano e offuscano i nostri orizzonti, costituiscono una mancanza contro il Primo Comandamento, così poco considerato nel nostro esame di coscienza.
La gioia della resurrezione finale
Tuttavia, teniamo presente che Nostro Signore verrà per giudicare i vivi e i morti. Allora, a una sua voce di comando, in un solo istante, le anime ritroveranno il corpo, aiutate dagli Angeli Custodi che si incaricheranno di riunire le ceneri. 12 Mentre peregriniamo in questa valle di lacrime, ricordiamo che ci sono soltanto due vie al termine delle quali ci aspetta l’eternità felice in Cielo o quella sofferente e infelice, nell’inferno. Non esiste una terza via!
Dopo la nostra resurrezione, quando finalmente usciremo da questo “uovo”, la contemplazione di Dio ci colmerà di tanta gioia e consolazione che non ci sarà più possibilità per la minima sofferenza. Sarà un piacere spirituale, visto che i nostri occhi carnali non sono stati fatti per vedere Dio. Comunque, è necessario che il corpo accompagni l’anima in questo stato, data l’intima unione esistente tra entrambi. Così, esso diventerà spiritualizzato e a tal punto l’anima lo dominerà che, con un sem plice desiderio, questa elaborerà le proprie vesti senza aver bisogno di ricorrere a sarti illustri. All’esterno traspariranno le meraviglie poste nell’intimo da un dono divino, come afferma San Paolo, sempre nella seconda lettura: “Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con Lui nella gloria” (Col 3, 4). La resurrezione produrrà in ogni Beato una così grande trasformazione che non ci riconosceremo più.
Ecco il futuro che ci aspetta, talmente superiore a qualsiasi aspettativa che non siamo neppure capaci di immaginare come sarà. “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste há preparato Dio per coloro che lo amano” (I Cor 2, 9). Chiediamo a Cristo Gesù di concederci, nella sua infinita misericordia, la pienezza della vita soprannaturale conquistata con la sua Morte e Resurrezione.
_____________________________________________1 SANT’AGOSTINO. In Ioannis Evangelium. Tractatus VIII, n.12. In: Obras. 2.ed. Madrid: BAC, 1968, vol.XIII, p.241.2 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. III, q.14, a.1, ad 2. 3 Relativamente a questo tema, si veda: CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Una donna ha preceduto gli evangelisti. In: Araldi del Vangelo. N.59 (Mar., 2008); p.10-17; Commento al Vangelo della Domenica di Pasqua nella Resurrezione del Signore – Anno A, nel Volume I della collezione L’inedito sui Vangeli. 4 TERTULLIANO. Apologeticum, XXXVII: ML 1, 462-463. 5 Cfr. SANT’AGOSTINO. De Civitate Dei. L.XXII, c.5. In: Obras. Madrid: BAC, 1958, vol.XVI-XVII, p.1633-1636. 6 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO. Homilía LXXXV, n.4. In: Homilías sobre el Evangelio de San Juan (61-88). Madrid: Ciudad Nueva, 2001, v.III, p.281. 7 GUÉRANGER, OSB, Prosper. L’Année Liturgique. Le Temps de Noël - I. 20.ed. Tours: Alfred Mame et fils, 1919, p.328. 8 SANT’AGOSTINO. In Epistolam Ioannis ad Parthos tractatus decem. Tractatus VII, n.8. In: Obras. Madrid: BAC, 1959, vol. XVIII, p.304. 9 DE MAISTRE, Joseph. Essai sur le principe générateur des constitutions politiques et des autres institutions humaines. Paris: L. Ecclésiastique, 1822, p.19, nota 3. 10 PASCAL, Blaise. Pensées sur la religion. C.II, n.14. In: Pensées. Dijon: Victor Lagier, 1835, p.50. 11 SANTA TERESA DI LISIEUX. Manuscrito B. Minha vocação é o amor. In: Obras Completas. São Paulo: Paulus, 2002, p.172. 12 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., Suppl., q.77, a.4, ad 4.
Estratto dalla collezione “L’inedito sui Vangeli” di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP.
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