Ci sono certi avvenimenti della vita di Giovanni Paolo II che sono degni di essere ricordati, ancor più di altri. Sono quegli atteggiamenti del Servo di Dio che rendono ancora buoni frutti in questa Terra, e che avranno sviluppi eternamente in Cielo. Parlare di ciò non sarà mai troppo: la giustizia e la gratitudine richiedono che questi gesti siano sempre ricordati.
Fatti degni da ricordare
Sul “Papa che è venuto da lontano” – timoniere della “Barca di Pietro” per quasi 27 anni – vedremo sfilare commenti riguardo il suo lavoro come sacerdote, vescovo, arcivescovo e cardinale nella Polonia ancora comunista. Sapremo come sono stati i suoi studi, il suo arresto fatto dai nazisti, la sua politica diplomatica e le sue visite apostoliche in 129 paesi.
Conosceremo il suo impegno durante il concilio. Potremo valutare i dettagli e le conseguenze dell’ attentato sofferto nel 1981, così come la sua malattia. Saranno ricordate le sue sofferenze e anche le gioie, le tristezze e le speranze dei suoi 84 anni di vita. Ed è un bene che sia proprio così: Giovanni Paolo II ha vissuto in un modo insigne la Storia della Chiesa e dell’Umanità. Fino a quando si esaurisca tutto ciò che si ha da dire su di lui, passerà un bel po’ di tempo.
Tuttavia, ci saranno ancora altri comportamenti di Karol Wojtyla e altri avvenimenti anch’essi degni di memoria. Fanno anch’essi parte della storia e devono essere ricordati. Sono fatti svolti dal Servo di Dio che continuano ancora a rendere buoni frutti in questa Terra e che avranno sviluppi in Cielo, eternamente.
Parlare di ciò non sarà mai troppo e la giustizia e la gratitudine richiedono che essi siano sempre ricordati.
Devoto di Maria
All’interno di questa prospettiva ci sarebbero, ad esempio, le manifestazioni di devozione a Nostra Signora, alla catechesi e tutto l’apostolato Mariano svolto dal Papa Giovanni Paolo II.
Però, sarebbe una sfida quasi insormontabile enumerare – anche sinteticamente – tutti i suoi pensieri, tutti i suoi atteggiamenti e desideri riguardo la Vergine Maria. In questo contesto, senza la pretesa di esaurirli tutti, ricordiamo fatti e manifestazioni che evocano la devozione di Giovanni Paolo II a Maria Santissima, i suoi sviluppi e le sue conseguenze.
“Totus tuus”
Poche ore dopo essere stato eletto Papa (17 ottobre 1978), quando si rivolse a tutto il mondo, per enunciare le grandi linee del suo pontificato, egli affermò: “In quest’ora,[…] non possiamo fare a meno di rivolgere con filiale devozione la nostra mente alla Vergine Maria, […] ripetendo le dolci parole “totus tuus” (tutto tuo) che […] iscrivemmo nel nostro cuore e nel nostro stemma, al momento della nostra Ordinazione episcopale”.
Cosa dire di un uomo che, nel raggiungere il posto più elevato e augusto di questa Terra, proclama di essere “tutto di Nostra Signora”? La risposta è semplice e senza eccessi: Giovanni Paolo II mostrava così di essere un uomo predestinato. Perché chi ha devozione per la Madonna porta nella sua anima il segno della predestinazione.
Consacrazione a Gesù Cristo per le Mani di Maria
Nel corso del suo lungo pontificato, nelle più diverse situazioni, egli aveva i propri occhi rivolti costantemente alla Madonna. Ha approfittato delle occasioni solenni o intime, delle visite a grandi santuari e piccole chiese, di forum internazionali o di incontri privati per rinnovare sempre la sua “consacrazione a Cristo per le mani di Maria” (Redemptoris Mater 48).
Egli ha scelto questo mezzo per far vedere al mondo il proprio amore alla Vergine Maria e il suo desiderio di vivere fedelmente questo compromesso di fedeltà alla sua devozione mariana. E così ha fatto fino alla fine della sua vita.
Da dove ha tratto e dove ha trovato i fondamenti per questa radicata devozione a Nostra Signora?
Senza dubbio nella Tradizione Cattolica e negli esempi di vita di numerosi santi. Tuttavia, la mariologia di Giovanni Paolo II è stata beneficamente influenzata, soprattutto, da San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673 – 1763) che affermava: “Tutta la nostra perfezione consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo.”
Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un’anima sarà consacrata a lei, più sarà consacrata a Gesù Cristo ( Trattato, 120 – in Rosarium Virginis Mariae 15).
Storia di una devozione
In realtà, il rapporto di Karol Wojtyla con Nostra Signora iniziò quando egli era un bambino. La sua madre terrena morì quando egli aveva sette anni e il piccolo orfano si abituò subito a pregare ogni giorno presso una statua di Nostra Signora della sua parrocchia. Karol sfogava le sue gioie, le sue tristezze e speranze dinanzi alla Madre Celestiale, così come avrebbe fatto con sua madre e, forse con ancora più fiducia. La sua anima di bambino riceveva da Nostra Signora comprensioni e carezze che soltanto la migliore delle madri saprebbe dare. Essendo nato e vissuto in Polônia, dove la maggioranza dei suoi connazionali venerano la Vergine di Czestochowa, patrona della sua benedetta e mariana terra, questo rapporto crebbe nel corso della sua esistenza e lo accompagnò nella sua formazione e durante la vita di sacerdote.
Quando fu eletto vescovo, prese come motto la descrizione di uno stato di vita che aveva già assunto anteriormente e che già viveva: Totus Tuus. Tutto Tuo! Una delle sue frasi potrebbe riassumere la ragione per cui egli diceva “Totus Tuus” a Maria: “bisogna riconoscere che prima di tutti Dio stesso, l’eterno Padre, si è affidato alla Vergine di Nazareth, donandole il proprio Figlio nel mistero dell’Incarnazione” (RMa 39).
“Il Rosario: la mia preghiera prediletta!”
“Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e profondità”.
Queste parole di Giovanni Paolo II, dette il 20 ottobre 1978, una settimana dopo essere stato eletto Papa, aiutano a mostrare atteggiamenti di una spiritualità che egli viveva e che prese corpo durante il suo pontificato. In quel periodo, egli approfondò e maturò la sua devozione a Nostra Signora e ne faceva sempre mostra: recitava costantemente il rosario.
Spesso lo si vedeva recitare devotamente il rosario nei momenti di pausa, nei suoi spostamenti nel papamobile, negli incontri più lunghi con i giovani, mentre essi suonavano per lui, e nelle ore di raccoglimento davanti al Santissimo Sacramento o davanti ad una statua di Nostra Signora.
Le sue numerose e importanti attività non sono mai state un ostacolo che gli hanno impedito di recitare il rosario. È diventato un fatto noto che nelle udienze che concedeva o nelle visite che faceva, il dono che più faceva era sempre un rosario, anche se la persona non era cattolica o non avesse alcuna Fede. Egli è arrivato persino ad affermare che “mai come nel Rosario il cammino di Cristo e quello di Maria appaiono uniti così profondamente. Maria vive soltanto in Cristo e in funzione di Cristo”.
Contemplare con Maria il volto di Cristo
Non causa stupore che Giovanni Paolo II abbia desiderato dedicare al Santo Rosario l’anno che è preceduto al Giubileo di Argento del suo Pontificato. Questo è stato un suo desiderio per incentivare “la contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre Santissima. Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo” (RVM – 3). Così, dopo 25 anni alla guida della Chiesa, il già anziano Karol Wojtyla confermava ancora una volta il “Totus Tuus” della sua vita.
“Meditare col Rosario significa consegnare i nostri affanni ai cuori misericordiosi di Cristo e della Madre sua. A distanza di venticinque anni, ripensando alle prove che non sono mancate nemmeno nell’esercizio del ministero petrino, mi sento di ribadire, quasi come un caldo invito rivolto a tutti perché ne facciano personale esperienza: sì, davvero il Rosario « batte il ritmo della vita umana », per armonizzarla col ritmo della vita divina, nella gioiosa comunione della Santa Trinità, destino e anelito della nostra esistenza”.
Anno del Rosario, anno per il Rosario
Giovanni Paolo II scrisse nella Lettera Apostolica “Rosarium Virignis Mariae”: “sull’onda della riflessione offerta nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, nella quale ho invitato il Popolo di Dio, dopo l’esperienza giubilare, a « ripartire da Cristo », ho sentito il bisogno di sviluppare una riflessione sul Rosario, quasi a coronamento mariano della stessa Lettera apostolica, per esortare alla contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre Santissima. Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo. A dare maggiore rilevanza a questo invito, […], desidero che questa preghiera nel corso dell’anno venga particolarmente proposta e valorizzata nelle varie comunità cristiane. Proclamo, pertanto, l’anno che va dall’ottobre di quest’anno all’ottobre del 2003 Anno del Rosario”.
Costante Apostolato atravverso Maria…
Papa Giovanni Paolo II volle sempre lasciare chiaro dinanzi a tutti la propria devozione a Nostra Signora. Questa devozione era una sua forma di camminare nella santificazione, senza dubbio, ma i suoi effetti avevano come corollario il fare l’apostolato, attrarre più anime per Cristo. Egli sapeva che gli esempi influenzano, entusiasmano e trascinano.
Giovanni Paolo II trovò nell’esercizio di questa devozione un modo per dimostrare, allo stesso tempo, il suo apprezzamento per la Vergine Maria e per praticare una catechesi mariana, raggiungendo così un maggior numero di anime che potessero aprire i loro cuori a Gesù Cristo.
Tutti sapevano che dopo la sua elezione come Papa – come faceva già in Polonia – non ha mai abbandonato la pratica della devozione dei primi sabati, secondo la richiesta di Nostra Signora ai pastorelli di Fatima.
Egli volle dimostrare la sua devozione a Nostra Signora quando attribuì all’intercessione di Maria il fatto di essere sopravvissuto all’attentato che lo colpì in Piazza San Pietro il 13 maggio 1981, una data particolarmente associata alle apparizioni della Vergine di Fatima.
…alle udienze pubbliche
Egli fece uso delle udienze pubbliche dei mercoledì, sempre molto frequentate, per diffondere le glorie di Maria e per propagare la devozione a Lei. Tra gli anni 1995 e 1997, in 58 di queste udienze, il Sommo Pontefice ebbe Nostra Signora come argomento costante.
Con una didattica semplice e diretta, capace di raggiungere qualsiasi livello di cultura, egli concedette a tutti coloro che ebbero conoscenza di queste omelie, un’incursione attraverso diversi e svariati temi che costituiscono la mariologia. In una di esse, Giovanni Paolo parlò della “Devozione mariana e il culto delle immagini”. Fu allora, un’occasione per affermare:
“Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna…(Galati 4,4). Il culto mariano si fonda sull’ammirevole decisione divina di legare sempre, come ricorda l’apostolo Paolo, l’identità umana del figlio di Dio ad una donna, Maria di Nazaret.
Il mistero della maternità divina e della cooperazione di Maria nell’opera redentrice suscita nei credenti di tutti i tempi un’atteggiamento di lode, sia verso il Salvatore sia verso Colei che Lo generò nel tempo, cooperando così nella redenzione.
Un ulteriore motivo di riconosciuto amore verso la Beata Vergine è offerto dalla sua maternità universale. Nell’averLa scelta come Madre dell’umanità intera, il Padre celeste volle rivelare la dimensione, per così dire materna, della Sua tenerezza divina e della Sua sollecitudine per gli uomini di tutte le epoche” (A Virgem Maria – 58 Catequeses do Papa sobre Nossa Senhora. – Aquino, Felipe Rinaldo Queiroz de (org.). – 6ª. ed. – Lorena: Cléofas, 2006, p. 171).
In un’altra di queste udienze dei mercoledì, Giovanni Paolo II ha parlato de “La preghiera di Maria”. Il Papa concludeva così la sua riflessione:
“Avendo ricevuto da Cristo la salvezza e la grazia, la Vergine viene chiamata a svolgere un ruolo rilevante nella redenzione dell’umanità. Con la devozione mariana i cristiani riconoscono il valore della presenza di Maria nel cammino verso la salvezza, rivolgendosi a Lei per ottenere ogni genere di grazie. Essi sanno soprattutto che possono contare sulla sua intercessione materna, per ricevere dal Signore [tutto] quanto è necessario allo sviluppo della vita divina e all’ottenimento della salvezza eterna.
Come attestano i numerosi titoli attribuiti alla Vergine e i numerosi pellegrinaggi ininterrotti ai santuari mariani, la fiducia dei fedeli nella Madre di Gesù li spinge a invocarLa nei bisogni giornalieri. Essi sono certi che il suo cuore materno non può rimanere insensibile alle miserie materiali e spirituali dei suoi figli” (idem – p. 181).
…in qualsiasi occasione opportuna
Le omelie di Giovanni Paolo II sulla Beata Vergine Maria e sul suo ruolo ed il suo posto nel mistero di Cristo e della Chiesa arrivano a centinaia, non limitandosi soltanto ai discorsi dei mercoledì. Egli dedicò anche, in diverse altre occasioni, un numero enorme di preghiere e di consacrazioni alla Santissima Vergine.
A volte, di passaggio, in un discorso, in un’udienza o in un’altra occasione qualsiasi, rilevante o no, nate dal suo cuore, venivano a galla preghiere, ricordi o alcune parole su Nostra Signora e sulla necessità di avere devozione per Lei. Erano sempre parole accessibili, però, elevate e con un fondamento teologico profondo.
I misteri di Luce
Se vogliamo completare un po’ di più il profilo mariano dell’anima di Giovanni Paolo II, sarebbe bello ricordare che egli scrisse l’enciclica “Redemptoris Mater” ed anche la lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae”.
Questi scritti comprendono un insieme di pensieri, meditazioni e affermazioni di un Papa che aveva già camminato abbastanza sulla strada di Maria. Essi portano riflessioni di un cuore che si innamorò della Santa Madre di Dio, la Vergine Maria.
Come corollario di queste meditazioni sul Rosario, il Papa vi aggiunse un nuovo insieme di cinque misteri. Essi formano la quarta parte del Rosario e ricevettero il titolo di “Misteri Luminosi” o “Misteri della Luce”.
“Quando recita il Rosario, la comunità cristiana si sintonizza col ricordo e con lo sguardo di Maria”. (RVM) I cinque misteri aggiunti al Santo Rosario faranno sì che il fedele abbia un tempo di contatto maggiore con Nostra Signora. E ciò è fondamentale per il cattolico, perché “percorrere con Maria le scene del Rosario è come andare a ‘scuola’ di Maria per leggere per Cristo, per penetrare nei suoi segreti, per capire il suo messaggio.”
Giovanni Paolo II e Fatima
Probabilmente la devozione del Papa Giovanni Paolo II a Nostra Signora di Fatima venne dal periodo di infanzia e della gioventù, perché in Polonia, fin da presto, la storia e il messaggio della Signora della Cova da Iria furono abbastanza diffusi.
I vescovi polacchi che parteciparono al Concilio Vaticano II si trovavano tra coloro che più si entusiasmarono quando si trattò della realizzazione della consacrazione del Mondo all’Immacolato Cuore di Maria, secondo la richiesta di Nostra Signora a Fatima. Tra questi vescovi si trovava l’ancora giovane Don Wojtyla, che prese parte attivamente alla difesa e alla divulgazione di questa Consacrazione.
Così egli riassunse il suo pensiero su questo tema: “Consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria significa avvicinarci, tramite l’intercessione della Madre, alla stessa Sorgente della Vita, scaturita sul Golgota. Questa Sorgente zampilla ininterrottamente con la redenzione e con la grazia.” (Omelia del Papa Giovanni Paolo II, Fatima, 13 maggio 1982 – in Rivista Arautos do Evangelho, Febbraio/2011, nº 110)
L’allora Don Karol Wojtyla partecipò alle quattro sessioni del II Concilio del Vaticano. Era presente quando il Papa Paolo VI annunciò l’invio della rosa d’oro al Santuario di Fatima (21 novembre 1964) e quando il Cardinale Cerejeira, nell’ultima sessione del Concilio, invitò tutti i vescovi del mondo ad andare al Santuario nel cinquantenario delle apparizioni (1967).
Quando sorvolava il territorio del Portogallo — 25 gennaio 1979 — Giovanni Paolo II si ricordava di Fatima nel suo messaggio al presidente: “con cordiali saluti, il nostro pensiero va al diletto popolo portoghese, auspicando loro e implorando Maria Santissima, oggetto di così grande culto, specialmente a Fatima, la continua assistenza e i favori di Dio” (OR, 11 Mar 1979, p. 2).
Protezione di Fatima: il Papa non è morto
Il 13 maggio 1981 si festeggiavano i 64 anni della prima apparizione di Nostra Signora nella Cova da Iria. Si festeggiava anche il cinquantenario della Consacrazione di Portogallo all’Immacolato Cuore di Maria, e l’Episcopato Portoghese aveva deciso che in questo giorno sarebbe stata rinnovata questa consacrazione. Per l’occasione Giovanni Paolo II aveva inviato un telegramma in cui affermava di considerarsi presente alla cerimonia.
Il Cardinale D. Antonio Ribeiro lesse il testo della consacrazione e la preghiera per le intenzioni del Papa. Lesse anche un messaggio in cui ringraziava per il telegramma del Papa e, in nome di tutti, chiedeva a Nostra Signora “le migliori grazie e benedizioni di Dio” per il Papa (cf. “Voz da Fátima”, 13 giugno 1981; OR, 9 maggio 1982, p. 7 col. 3-4).
Proprio quel pomeriggio arrivò la notizia dell’attentato contro il Papa. Da quel momento, nel Santuario di Fatima le autorità ecclesiastiche e i pellegrini si unirono in preghiera per il Papa.
“Non potevamo lasciar morire il Santo Padre. Grazie alla protezione di Nostra Signora, Consolatrice degli Afflitti, Salute degli Infermi, Madre della Santa Speranza, il Papa non è morto”, diceva il Vescovo di Leiria, un anno dopo. (OR, 9 Maggio. 1982, p. 9, col. 1-2).
Nel ritmo della “Signora del Messaggio”
Possiamo affermare che da quel giorno, il pontificato del Papa Giovanni Paolo II è trascorso nel ritmo della “Signora del Messaggio”, come egli soleva dire. Alcuni momenti sono significativi e mostrano questa sintonia con il messaggio di Fatima:
– 13 maggio 1982 – primo pellegrinaggio del Papa al Santuario di Fatima;
– la consacrazione del Mondo all’Immacolato Cuore di Maria, in Piazza San Pietro, alla presenza della statua di Nostra Signora di Fátima, della piccola Cappella delle Apparizioni il 25 marzo 1984;
– la seconda apparizione, nel decimo anniversario dell’attentato, il 13 maggio 1991;
– il terzo pellegrinaggio con la beatificazione dei pastorelli Francesco e Giacinta, a Fatima, e l’annuncio della terza parte del segreto del 1917, il 13 maggio dell’anno giubilare del 2000 e la sua rivelazione completa il 20 giugno dello stesso anno.
– Ed infine la nuova visita della Statua di Nostra Signora di Fatima in Piazza San Pietro, l’8 ottobre 2000, quando il Papa Giovanni Paolo II consacrò a Nostra Signora il nuovo millennio, alla presenza dei vescovi di tutto il mondo. In allocuzioni e altri documenti ufficiali del suo pontificato, Giovanni Paolo II si riferisce a Nostra Signora di Fatima in 110 occasioni diverse.
Il Papa Giovanni Paolo II ha avuto un’ultima attenzione verso Fatima: ha inviato un messaggio a Suor Lucia che, il 13 febbraio 2005 l’ha potuto leggere poche ore prima di morire. Meno di due mesi dopo, il 2 aprile, quando è morto Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro si sentiva costantemente “Ave Fatima”. Cantando, il popolo associava definitivamente Giovanni Paolo II a Nostra Signora di Fatima.
conservo molto gelosamente una foto che ho di una stretta di mano con s.giovanni paolo !! in una occasione particolare.