Vangelo
In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunSe in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo, 42 ed esclamò a gran voce: “Benedetta Tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che cosa debbo che la Madre del mio Signore venga da me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E Beata Colei che ha creduto nell’adempimento delle Parole del Signore”. 46 Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore, 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, 48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni Mi chiameranno Beata, 49 grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome, 50 di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che Lo temono. 51 Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore. 52 ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53 ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. 54 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandoSi della sua misericordia, 55 come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre”. 56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua (Lc 1, 39-56)
La prova mariana della nostra resurrezione
Nell’Assunzione della Vergine Maria ai Cieli, Dio anticipa il suo disegno in relazione all’umanità: la resurrezione e il trionfo dei giusti nel giorno del Giudizio Finale.
I – Glorioso culmine di santità
La Santa Chiesa Cattolica, commemorando la Solennità dell’Assunzione di Maria Santissima, compone la Liturgia con un obiettivo definito, sintetizzato nella Preghiera Colletta: “O Dio, che volgendo lo sguardo all’umiltà della Vergine Maria L’hai innalzata alla sublime dignità di Madre del tuo unico Figlio fatto uomo, e oggi L’hai coronata di gloria incomparabile, fa’ che, inseriti nel mistero di salvezza, anche noi possiamo per sua intercessione giungere fino a Te nella gloria del Cielo”.1 La nostra condizione umana, così piena di lotte e di drammi, e allo stesso tempo di grazie, tende a volgersi alle realtà concrete che ci circondano – salute, denaro, relazioni, ecc. –, dimenticandosi delle meraviglie soprannaturali, quando in verità la sua contemplazione è essenziale a renderci partecipi della gloria della Madonna.
Segno dell’importanza di attenerci in primo luogo ai beni del Cielo è che essi ci saranno concessi per l’eternità, se ci salveremo. Lo stato di prova nel quale ci troviamo è effimero e, conclusi i brevi giorni della nostra esistenza, entreremo nell’eternità, dove vivremo in permanente compagnia con Dio, gli Angeli e i Santi, nel Cielo, o con i demoni e i condannati, nell’inferno.
“Un grande combattimento si è ingaggiato nel Cielo”
La prima lettura, tratta dall’Apocalisse (11, 19a; 12, 1.3-6a.10ab), ci colloca nella prospettiva della prova alla quale sono stati sottoposti gli Angeli. Questi sono usciti dalle mani di Dio il primo giorno della Creazione, quando Egli ha ordinato: “Sia la luce” (Gen 1, 3),2 in concomitanza con il Cielo Empireo, il cui nome evoca le bellezze del fuoco, ma non il suo potere di distruzione. Siccome Dio aveva come fine la costituzione di un unico universo, dove coesistessero esseri spirituali e corporei, non ci sarebbe stato alcun senso nel creare una materia senza governanti o amministratori con nulla da tutelare.3
Prima di godere della visione beatifica, è probabile che Dio abbia comunicato a questi suoi ministri il piano della Creazione, rivelando loro i disegni relativi all’Incarnazione del Verbo, sua opera più perfetta, in cui sarebbe brillata la figura della Madonna. Come afferma San Bernardo, “non sembra difficile credere che, essendo pieno di sapienza ed elevato al culmine più alto della perfezione, [Lucifero] sapesse che ci sarebbero stati uomini che sarebbero giunti a un grado di gloria uguale al suo”.4 Ora, Maria Santissima, nella sua condizione di mera creatura umana, deve aver causato non poca avversione agli angeli caduti, poiché non erano impostati in una prospettiva di umiltà e disponibilità totale alla volontà divina.
Questi, come insegna San Tommaso,5 citando Sant’Agostino, avevano indugiato troppo nella considerazione immediata delle cose, basandosi sulla propria intelligenza, senza risalire al Creatore. E facendo un paragone tra il giorno, il vespro e la notte, il Dottor Angelico mostra come chi cerca di comprendere le cose in Dio possiede una conoscenza che può esser definita mattutina, e coloro che le vedono direttamente, per elevarsi solo dopo a chi le ha create, hanno una conoscenza vespertina. “Sempre è giorno nella contemplazione della Verità immutabile, e continuamente vespro nella conoscenza della creatura in se stessa”,6 afferma il Dottore della Grazia. Guardiamoci, allora, dall’indugiare nella mera considerazione degli esseri in sé, con il rischio di dissociarci dalla Sapienza Eterna e cadere nel peccato.
Dunque, è quello che è successo con la terza parte degli angeli. Di conseguenza, quando fu loro presentato il piano della Redenzione, erano così presi da se stessi che l’orgoglio li ha resi ciechi e si sono ribellati. Lucifero, il più elevato di tutti, si alzò urlando: “Non serviam! – Non ti servirò!” (Ger 2, 20); né a Dio, né a Gesù Cristo, Dio e Uomo vero, né a Colei che sarebbe stata la Regina degli Angeli. Tale atto di insubordinazione ha suscitato l’urlo di indignazione di San Michele: “Quis ut Deus? – Chi come Dio?”. Dopo una battaglia feroce, gli ammutinati sono stati gettati nell’inferno (cfr. Ap 12, 4.7-9).
Caduti dal Cielo, essi – soprattutto Lucifero – hanno avuto il delirio di voler impedire l’Incarnazione del Verbo, che avrebbe portato la salvezza al genere umano. Il demonio è mostrato nella lettura dell’Apocalisse volendo divorare il Messia e colpire sua Madre ma, nonostante tutto l’impegno e la capacità angelica del principe delle tenebre e dei suoi seguaci, Dio distrugge i suoi stratagemmi infernali e la Vergine Santissima concepisce e dà alla luce suo Figlio, che realizza l’opera della Redenzione. Come corollario, entrambi salgono ai Cieli in corpo e anima e sono glorificati: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo” (Ap 12, 10b).
Cristo risorto, fondamento della nostra fede
Già nella seconda lettura ascoltiamo la voce di San Paolo, l’araldo della Resurrezione, che si rivolge ai Corinzi (I Cor 15, 2027a). La Provvidenza ha voluto che egli sviluppasse buona parte del suo apostolato tra i greci, popolo che non ammetteva la resurrezione dei corpi nell’ultimo giorno, perché se l’avessero accettata, sarebbe stato giocoforza riconoscere l’esistenza di una vita post mortem, in funzione della quale avrebbero dovuto seguire la morale. Siccome essi non erano disposti ad assumere un comportamento integro, si lasciarono rotolare giù per il precipizio spinti dal vizio dell’impurità. La loro depravazione di costumi restò nota nella Storia. A loro San Paolo dichiara in un versetto precedente: “Ma se Cristo non è risorto, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (I Cor 15, 14).
Data la ferma convinzione che caratterizza la sua dottrina su questo mistero, siamo portati a credere che l’Apostolo abbia trattato della questione con lo stesso Nostro Signore, che gli avrà fornito elementi chiarissimi per sostenere tale verità. Per questo, dice di curarsi poco della sofferenza, della gioia o di qualsiasi circostanza avversa, poiché nulla può separarlo da Cristo (cfr. Rm 8, 35), considerando la morte come un guadagno (cfr. Fil 1, 21) e un mezzo per unirsi ancor più al Salvatore. Di fatto, San Paolo ripone una speranza straordinaria nella resurrezione, di cui danno testimonianza le sue epistole, nelle quali troviamo a ogni passo un riferimento a questo grandioso avvenimento.
Preceduti da un membro eminente del Corpo Mistico
L’insegnamento paolino riguardo la resurrezione, che cerca di stimolarci alla speranza – “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti” (I Cor 15, 20) –, può esser applicato con proprietà anche alla Madonna. Dal momento in cui il Redentore ha costituito il suo Corpo Mistico, del quale Egli è il Capo, non si comprenderebbe che solo Lui risorgesse, poiché il suo disegno consiste nell’aprire il cammino affinché il Corpo intero goda dello stesso beneficio. Se Nostro Signore fosse risorto dai morti e tutti i membri della Chiesa Trionfante permanessero in Cielo soltanto in anima, anche dopo il Giudizio Finale, questa sarebbe un’opera deforme, poco confacente al suo modo divino di procedere.
Per questo, continua San Paolo: “Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo” (I Cor 15, 21-22). Tracciando un parallelo tra Cristo e Adamo, l’Apostolo mostra che non conosceremmo la morte se non ci fosse stato il peccato del primo uomo, essendo necessario che un altro uomo trionfasse sul peccato. Le nostre anime sono già state purificate dalla macchia originale con il Battesimo, ma ci manca ancora di vincere la morte con i nostri corpi risorti. “Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo” (I Cor 15, 23). Tra quelli che sono di Lui spicca la Madonna, la più eccelsa creatura umana, che acquisisce un corpo glorioso e occupa nel Cielo un posto speciale per essere la Madre di Dio.
Sebbene la Chiesa non abbia definito se Maria sia morta oppure no, è un dogma di Fede che Lei abbia valicato le soglie dell’eternità in corpo e anima, realizzando il piano di Dio. La sua Assunzione ci offre una prova di speranza, che in un certo senso può esser considerata maggiore di quella della Resurrezione del Signore Gesù. Quest’audace affermazione poggia sul fatto che Lei, in quanto pura creatura, è la Figlia primogenita della Chiesa, il membro di massima elevazione del Corpo Mistico di Cristo, e Si trova, pertanto, più prossima alla nostra contingenza umana del suo Divino Figlio, che è Uomo ma anche Dio.
Sull’esempio di Maria
Nel passaggio di Maria Santissima da questo mondo all’eternità intravediamo già quello che ci succederà nel Giudizio Finale, nel caso veniamo a morire in stato di grazia. Tutti noi – questa è una profezia che chiunque può fare, senza rischio di incorrere in errore – ce ne andremo da questa vita. E quanto tempo intercorrerà tra la morte e la resurrezione? Non importa, poiché a Dio niente è impossibile. La nostra anima è stata da Lui creata dal nulla e il corpo, sebbene abbia un’origine umana nei genitori, è stato costituito da Lui. Adamo, l’essere più bello di tutta l’opera della Creazione, è stato modellato come un pupazzo di argilla da un artista chiamato Dio, e anche l’argilla è stata creata senza che vi fosse alcuna materia preesistente, come il resto dell’universo. Questo ci mostra che Dio, essendo onnipotente, può creare e ricreare tutti gli esseri. Così come ci ha formato individualmente e infonde l’anima in ogni bambino appena concepito, può ordinare che i resti mortali di uomini deceduti – alcuni da migliaia di anni, come i nostri progenitori Adamo ed Eva – siano riuniti e i loro corpi ricostituiti in stato glorioso. In ultima analisi, la resurrezione certifica l’onnipotenza divina. Col semplice ricordo che moriremo, saremo seppelliti e aspetteremo fino a essere ricomposti in forma gloriosa, al punto da acquisire un corpo spiritualizzato, già pregustiamo questo momento di straordinaria bellezza in cui trionferemo, come la Madonna nel giorno dell’Assunzione.
Maria non poteva contenere più grazia
È edificante considerare che, indipendentemente dal fatto che Maria Santissima sia morta o no, per il fatto di essere immacolata non ha mai sofferto nessuna malattia, non è invecchiata né ha patito la minima macchia proveniente dal peccato, e il suo corpo non è stato soggetto alla decomposizione, essendo questa una delle ragioni della sua Assunzione al Cielo. Solleviamo, però, alcune ipotesi riguardo ad altri motivi che avranno portato la Madonna a passare da questa vita all’eternità col suo corpo glorioso.
Insegna la dottrina cattolica che la carità è una virtù che si radica nella volontà.7 Quando è molto forte, l’amore spinge chi ama a unirsi a chi è amato. Ogni cristiano, nel giorno del Giudizio, deve presentare il suo progresso nella carità, perché essa è imprescindibile per entrare in Cielo. Ora, c’è stato qualcuno che se ne è andato da questa vita non con amore, ma per amore: la Madonna. Sant’Alberto Magno afferma che “più obbligo ha di amare colui a cui si dà di più. Alla Beatissima Vergine è stato dato più che a tutte le creature; dunque, era obbligata ad amare più che qualsiasi altra”.8 E così ha fatto, conclude il santo dottore. In Lei, la carità si è intensificata a tal punto che il corpo non poteva più sostenere l’anima, e il desiderio di contemplare Dio faccia a faccia per unirSi a Lui ha fatto sì che l’anima di Maria Santissima, salendo, portasse anche il corpo. Oltre a questo, è certo che in Lei la grazia, sebbene piena dal suo concepimento, è aumentata incessantemente nel corso della vita al punto da essere incontenibile quando è avvenuta l’Assunzione. Ecco la meraviglia di una creatura umana che, di pienezza in pienezza, di perfezione in perfezione, era giunta all’estremo limite di tutte le misure, fino quasi al punto che non esisteva differenza tra la sua comprensione dell’universo e la propria visione di Dio. Che cosa le mancava? Soltanto l’Assunzione. La sua anima raggiunse una tale sublimità, altezza e splendore, che il velo di separazione tra la natura umana e la visione beatifica è diventato tenue, si è disfatto, e – senza necessità di passare per nessun giudizio – Lei ha visto Dio. Di conseguenza, il suo corpo è diventato glorioso e Lei Si è elevata al Cielo.
Salendo al Cielo per forza della grazia
In funzione di questo è indispensabile correggere una certa visione offerta da alcune opere d’arte, anche di devozione, in cui Maria appare avvolta in una nuvola, elevata al Cielo da alcuni angioletti, rappresentati il più delle volte come se facessero uno sforzo per condurLa. In verità, poiché ha l’anima nella visione beatifica, il Suo corpo glorificato già godeva dell’agilità, una delle qualità di questo stato. Lei Si dislocava con straordinaria facilità, con la rapidità del pensiero, potendo salire al Cielo da sola. Gli Angeli L’avranno accompagnata? Certo, ma per venerazione, non per il bisogno di trasportarLa, visto che Lei possedeva più gloria di tutti loro messi assieme.
In che cosa consiste, allora, la differenza tra l’Assunzione di Maria e l’Ascensione del Signore? Egli è salito ai Cieli tanto per il suo potere divino – infatti Egli è Dio stesso– quanto per la virtù della sua Anima glorificata, che muoveva il suo Corpo.9 L’Assunzione di sua Madre Verginale ha avuto come causa soltanto la gloria del suo corpo, sottomesso alla sua anima beata.
L’umanità divinizzata entra nella gloria
Un’altra ragione della convenienza di questo magnifico evento è il riconoscimento prestato a Dio per tutti i benefici concessi al genere umano. Una volta che la Seconda Persona della Santissima Trinità è scesa dai Cieli, per incarnarSi, portando al mondo la divinità umanizzata, era giusto che una persona umana facesse un’offerta armonicamente contraria e portasse in Cielo il meglio della santità, ciò che di più bello, eccellente e straordinario potesse esistere sulla Terra: l’umanità divinizzata. Tale missione è stata riservata a Maria. D’altra parte, Lei è stata il sacrario del Figlio di Dio per i nove mesi nei quali ha generato l’umanità santissima di Cristo. Era comprensibile che avendoLo ricevuto come tabernacolo nella Terra, anche Lui La ricevesse nel suo Santuario Celeste.
Giubilo nell’eternità
Che gaudio incomparabile hanno sperimentato tutte le anime beate quando la Madonna vi è entrata in corpo e anima! Sebbene il suo Divino Figlio fosse già risorto in compagnia degli eletti, il fatto di unirSi a loro, essendo la più bella, elevata e santa delle pure creature, è stato un impeto di consolazione per quanti aspettavano la resurrezione dei loro corpi. Per quanto riguarda gli Angeli, essi aspettavano da molto tempo tale evento, poiché Maria era stata la pietra di scandalo, il segno di contraddizione che aveva diviso il mondo angelico, e la fedeltà a Lei, in quanto protagonista del piano divino, era stata la causa della beatitudine dei buoni.
Accanto a questo, un altro motivo faceva loro desiderare l’arrivo della Vergine Santissima: creando il Cielo Empireo, Dio lo ha fatto in modo definitivo, avendo preparato dall’inizio tutti i troni destinati ai Beati e, tra questi, quello di Nostro Signor Gesù Cristo Uomo e quello della Madonna Regina. Così, da molto prima che entrambi nascessero, gli Angeli osservavano e ammiravano la magnificenza dei posti riservati a Loro, chiedendosi quando sarebbero stati occupati. Nel caso di Maria, è possibile che Dio li abbia lasciati in una certa suspense, senza rivelare particolari sulla sua natività, affinché sollevassero ipotesi nel corso della Storia della salvezza, rimanendo sempre attenti a discernere quando la prevaricazione del popolo eletto Lo avrebbe portato a suscitare quella figlia perfetta. Avidi di vederLa assisa sul trono che Le era stato destinato, volevano venerarLa, prestare onori e omaggi a una Regina che, pur essendo solo una creatura umana, avrebbe avuto più grazia di tutti loro messi assieme. È nell’istante della sua ascesa ai Cieli che, finalmente, vedono la realizzazione di questo anelito, e con quanto giubilo!
L’incoronazione della Santissima Vergine
Avendo la Madonna compiuto la sua missione, possiamo ben immaginare come sia stato il suo trionfo nel Cielo: le tre Persone della Santissima Trinità L’hanno ricevuta e glorificata. Incoronata dal Padre, che Le conferiva il potere impetratorio e depositava nelle sue mani il governo della creazione, Maria Santissima è diventata l’amministratrice dei tesori divini; un suo sospiro è capace di muovere la volontà del Creatore. Il Figlio, la Sapienza Eterna e Incarnata, Le ha dato tutta la sapienza e lo Spirito Santo, in quanto suo Sposo, Le ha concesso la facoltà di santificare le anime.
II – Umiltà, fonte della grandezza
Tutta la grandezza che contempliamo in Maria Santissima ha origine nella sua umiltà, cosa che diventa evidente nel passo del Vangelo scelto dalla Santa Chiesa per questa Solennità. Nella sua prima parte vediamo, soprattutto, quanto Santa Elisabetta La elogi ed esalti. Siccome abbiamo già avuto l’opportunità di fare estese considerazioni a questo riguardo,10 ci limitiamo, nel ristretto spazio del presente articolo sull’Assunzione, a commentare brevemente le parole di Maria, cioè, il Magnificat.
Ricchissimo e di incomparabile bellezza, come conviene a un cantico nato dalle labbra della Santissima Vergine, può ben essere considerato come un cippo nella Storia, dividendola in due fasi: quello che è venuto prima, l’egoismo; e quello che è venuto dopo, la santità, frutto dell’umiltà. Con il peccato originale l’orgoglio è stato introdotto nell’umanità, macchiando la sua traiettoria, fino al momento in cui, senza nessuna ombra di questo vizio, è nata Maria. La sua Visitazione a Santa Elisabetta è per noi esempio della preoccupazione che abbiamo bisogno di avere gli uni verso gli altri, cercando che ognuno diventi più di quello che è.
L’umiltà di Maria Le ha fatto meritare la gloria
46 Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore, 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni Mi chiameranno Beata, 49 grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome, 50 di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che Lo temono”.
Dio è la Bontà e, pertanto, sommamente generoso, poiché è propria della sua natura la costante disposizione a dare. Il grande problema siamo noi stessi, visto che, con frequenza, poniamo ostacoli alla sua generosità. Nei primi versetti del Magnificat, la Madonna mostra come il Signore guardi alle sue creature con amore e desiderio di concedere i suoi doni. Egli ci vuole bene così tanto che, in virtù di questo amore, va infondendo nelle nostre anime il Bene – che è Lui stesso. Questo è il principio e la radice di ogni perfezione e santità, e non lo sforzo personale, come, forse, potremmo esser portati a credere. Maria non ha frapposto ostacoli a questa azione divina a causa del riconoscimento del suo essere nulla, e la chiarissima coscienza della sua contingenza ha fatto sì che lo sguardo creatore di Dio si posasse su di Lei e operasse meraviglie. La sua umiltà le ha dato il merito di essere la Madre di Dio ed essendosi purificata nel corso della vita terrena, L’ha resa degna dell’Assunzione ai Cieli.
Una immagine può aiutare a comprendere con maggiore chiarezza questa verità: immaginiamo una grande ricamatrice che, ricevendo in regalo un tessuto di lino bianco, progetti un ricamo straordinario. Però, se le sarà offerto un tessuto stampato lei non avrà modo di esercitare le sue abilità. Lo stesso succede quando Dio incontra nelle nostre anime il vuoto, infatti decide di realizzare in loro un magnifico ricamo, come ha fatto con la Vergine Maria.
Quando conosciamo persone piene di sé proviamo per loro commiserazione, perché ci rendiamo conto che impediscono a Dio di riempirle della sua grazia. Manca loro l’umiltà. Questa sta diventando rara ai nostri giorni e non deve esser confusa con una falsa virtù propugnata dall’egualitarismo, che è uno sdoppiamento dell’orgoglio, a sua volta padre di tutti i vizi e causa più profonda di tanti errori sentimentali e impuri. L’autentica modestia esiste quando c’è disponibilità verso Dio, intera consonanza con Lui, abbandono nelle sue mani e desiderio di compiere la sua santissima volontà. Quanto manca alla società di oggi questo stato di spirito!
Le promesse del mondo di fronte alle promesse di Dio
51 “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52 ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53 ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi”.
Il cantico del Magnificat passa, in questi versetti, a una seconda parte. Nella prima, come abbiamo visto, Maria descrive i favori ricevuti, e in questa seconda mostra il nulla del mondo, al fine di mettere in risalto quanto questo mondo e il demonio, apparentemente con grande potere, facciano promesse molto differenti da quelle divine. La pace mondana sembrerebbe calmare tutti i nostri desideri illegittimi, frutto del peccato originale. Tuttavia, quando qualcosa ci è proposto dall’avversario di Dio, stiamo sicuri che è esattamente quello che egli ci ruberà. Il demonio promette la gloria, e ci priva della gloria eterna, promette il benessere, ed è il benessere che ci toglie, perché se pecchiamo saremo infelici in questa vita e poi per tutta l’eternità, proprio come lui.
La pace offerta da Dio esige lotta. “Si vis pacem, para bellum – Se vuoi la pace, preparati alla guerra”.11 Dentro di noi, per raggiungere la vera pace, è necessario combattere contro le nostre cattive inclinazioni ed essere eroi. È allora che si manifesta in noi “la forza del Suo braccio”, che è onnipotente e abbatte gli orgogliosi, in quanto “solleva l’indigente dalla polvere, dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo” (Sal 112, 7-8). Allo stesso tempo, Egli riempie di doni e grazie chi ha sete e fame di giustizia, e manda via a mani vuote coloro che si giudicano pieni dei beni del mondo, ossia, prestigio, fortuna, scienza, ecc.
Dio supera sempre le nostre aspettative
54 “Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandoSi della sua misericordia, 55 come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre”.
Nell’ultima parte del suo ispirato cantico, la Madonna sottolinea come Dio – contrariamente al demonio, al mondo e alla carne – dia tutto quanto promette e lo faccia in sovrabbondanza. Egli ci offre una vita eterna straordinaria, e quando vedremo la realtà ci renderemo conto che ci è concesso molto più di quello che eravamo capaci di immaginare. Alla luce della contemplazione della gloria di Maria, in questo giorno siamo invitati, con il Magnificat, ad avere il cuore pieno di fiducia nel Signore che, nella sua prodigalità divina, vuole riempirci di beni purché non frapponiamo ostacoli.
III – Un cammino di luce è aperto a tutti
La Liturgia di questa Solennità ci apre grandi porte e un cammino florido e pieno di luce, per quanto riguarda la salvezza eterna. Di fronte alla prova della nostra resurrezione, che ci è data dal mistero dell’Assunzione di Maria Santissima, dovremmo considerarci reciprocamente gli uni agli altri secondo questo ideale, come se fossimo già risorti, poiché al di sopra dell’abbattimento e delle difficoltà di questa vita brilla la speranza della glorificazione alla quale siamo indirizzati.
Viviamo cercando i beni del Cielo, e che il nostro pensiero accompagni il tragitto seguito da Maria Vergine. Lei è penetrata in Cielo in corpo e anima ed è stata esaltata; noi, nell’ora presente, siccome non possiamo addentrarci fisicamente, facciamolo almeno col desiderio. Volgiamoci al trono di Maria Assunta, e così riceveremo grazie su grazie per esser sempre posti su questa via che ci condurrà alla resurrezione beata ed eterna, quando recupereremo i nostri corpi in stato glorioso.
1) SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA MADONNA. Preghiera Colletta. In: MESSALE ROMANO. Riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato dal Papa Paolo VI. Città del Vaticano: L. E. Vaticana, 1983, p.560. 2) Cfr. SANT’AGOSTINO. De Civitate Dei. L.XI, c.19.In: Obras. 3.ed. Madrid: BAC, 1977, v.XVI, p.717. 3) Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Summa Theologica. I, q.61, a.4. 4) SAN BERNARDO. Sermones sobre el Cantar de los Cantares. Sermón XVII, n.4. In: Obras Completas. Madrid: BAC, 1955, v.II, p.106. 5) Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., q.58, a.6; a.7. 6) SANT’AGOSTINO. De Genesi ad litteram. L.IV, c.30, n.47. In: Obras. 2.ed. Madrid: BAC, 1969, v.XV, p.632. 7) Cf. SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., II-II, q.24, a.1. 8) SANTO ALBERTO MAGNO. Mariale. Q. XLVI, n.1. Buenos Aires: Emecé, 1948, p.235. 9) Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit, III, q.57, a.3. 10) Cfr. CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. La sconvolgente eccellenza della voce di Maria. In: Araldi del Vangelo. Roma. N.116 (Dic., 2012); p.10-17; Commento al Vangelo della IV Domenica d’Avvento – Anno C, nel Volume V di questa collezione. 11) Questo adagio latino proviene da un antico testo romano, della fine del secolo IV, d.C: “Igitur qui desiderat pacem, præparet bellum; qui victoriam cupit, milites imbuat diligenter; qui secundos optat eventus, dimicet arte, non casu. Nemo provocare, nemo audet offendere, quem intellegit superiorem esse pugnaturum” (VEGETI RENATI, Flavii. Epitoma rei militaris. L.III, proem. Lipsiæ: B. G. Teubneri, 1869, p.64).
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