Vangelo
33 Il padre e la Madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di Lui. 34 Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua Madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, 35 perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a Te una spada trafiggerà l’anima”. 36 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza. 37 Era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal Tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento Anna, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Quando ebbero tutto compiuto secondo la Legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. 40 Il Bambino cresceva e Si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui (Lc 2, 22-40).
La Presentazione del Bambino Gesù e la Purificazione di Maria Vergine
Nel Tempio, Gesù Si offre al Padre per riscattare gli uomini, per mezzo di Maria, e sempre da Lei è consegnato alla Chiesa, nelle mani del Vecchio Simeone.
Bella come tutti i passi del Vangelo, la Liturgia del 2 febbraio focalizza il riscatto del Bambino Gesù e la Purificazione della Madonna. Questi due atti si svolgono dentro la casa del Signore, il Tempio di Gerusalemme.
In attesa del Messia, glorie e vicissitudini del Tempio di Gerusalemme
Quasi sei secoli prima questo edificio era stato raso al suolo. Era stato indispensabile cogliere la prima occasione per ricostruirlo. Questo nobile compito toccò a Zorobabele, capo della casa di Davide e antenato di Cristo (515 a.C.). Tuttavia, quanto grandioso era stato lo splendore di quel Tempio “nella sua prima gloria!” – aveva affermato il profeta Aggeo (2, 3a), nel vederlo ricostruito.
All’epoca di Salomone, l’inaugurazione del Tempio era avvenuta con pompa e maestà. Subito dopo “la nuvola riempì il tempio e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio. Allora Salomone disse: Il Signore ha deciso di abitare sulla nube. Io ti ho costruito una casa potente, un luogo per la tua dimora perenne” (I Re 8, 10-13).
Ma ora, “In confronto a quella, non è forse ridotto a un nulla ai vostri occhi?” (Ag 2, 3b) – chiedeva Aggeo al popolo.
La costernazione si abbatté su tutti coloro che ascoltavano il rimprovero di Dio per bocca del suo profeta. Ma poi i loro volti si fecero più luminosi che mai: “Perché dice il Signore degli eserciti: Ancora un po’ di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma. Scuoterò tutte le nazioni e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria. […]L’argento è mio e mio è l’oro. […]La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta. […] e in questo luogo porrò la pace” (Ag 2, 7-10).
Il compimento della profezia
Chi avrebbe potuto immaginare la scena nella quale si sarebbe compiuta la profezia di Aggeo? Il Tempio nella gloria della sua inaugurazione, o nella speranza del momento della sua ricostruzione, mai accolse qualcuno di più importante: lo stesso Creatore Bambino, nelle braccia di sua Madre, per esser offerto al Padre!
Egli ha già il pieno uso della ragione, anche se ancora così piccolo. Quali saranno stati, allora, i suoi pensieri varcando il portale di quel sacro edificio? Grande emozione umana in un Cuore Infantile e Sacro, che ardeva del desiderio di offrirSi come vittima espiatoria. Già con la concezione per opera dello Spirito Santo nel ventre di sua Madre, si era compiuto quest’offertorio. Durante i trent’anni a Nazareth, la vita dell’Agnello di Dio fu un costante rinnovamento di questo atto supremo di consegna di Sé in olocausto, che raggiunse il suo apice nel Calvario. È quello che afferma San Paolo: “entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece Mi hai preparato. […] Poi soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. […]Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del Corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre” (Eb 10, 5.9-10).
Ma fu quando Simeone, rappresentante del popolo giudeo, prese Cristo in braccio per consegnarLo al Padre, che l’offerta assunse un carattere ufficiale. Il sacerdote si unì a Cristo in quel momento, o viceversa? È un bel problema teologico.
Con tutta proprietà esclama Fra’ Luís de Granada:
“[Cristo] non solo Si offre qui come offerta al Padre Eterno, ma anche, per mano della Vergine, è consegnato oggi tra le braccia della Chiesa e di tutte le anime fedeli, il cui agente era il santo Simeone, che rappresenta la persona della Chiesa. […] Cosa avrebbe fatto Colei che aveva tali esempi di generosità, se non darci il meglio che possedeva, cioè questo celestiale tesoro? L’autorità della Santissima Trinità ratifica questa donazione, poiché il Padre, per sua autorità data nella Legge, per volontà del Figlio, offertoSi per nostro rimedio, per ispirazione dello Spirito Santo, che ha portato Simeone al Tempio, e per le mani della Santissima Vergine, che come vera Madre possedeva questo tesoro, ci fa questa ferma donazione. […] Correte, dunque […] e imparate nella scuola di questo Bambino come, essendo Dio così elevato, Gli piacciano i cuori umili nel Cielo e nella Terra”.1
L’insegnamento di Maria Vergine per noi
Quanto alla Purificazione della Vergine Maria, essa è ristretta alla Legge mosaica (cfr. Lv 12). Maria non aveva bisogno di soddisfare nessuno dei requisiti della Legge. Tuttavia così procedette la Mater Ecclesiæ, per insegnarci, tra le altre ragioni, con che amore e affetto dobbiamo seguire le leggi della Chiesa.
Lei farà l’offerta dei poveri: “Una coppia di tortore o di colombe”.
“La tortora”, dirà San Tommaso, “come uccello loquace indica la predicazione e la confessione della Fede; essendo casta simboleggia la castità; come animale solitario sta ad indicare la contemplazione. La colomba invece è un animale mansueto e semplice, che simboleggia la mansuetudine e la semplicità. È poi anche un animale da stormo: per cui è simbolo della vita attiva. Perciò queste offerte indicavano la perfezione di Cristo e delle sue membra.
“Ambedue animali, per il loro gemito abituale, indicano il pianto dei santi nella vita presente: la tortora, che è solitaria, indica le lacrime della preghiera; la colomba invece, che vive in gruppo, indica le preghiere pubbliche della Chiesa. E dell’una e dell’altra vennero offerti due esemplari perché la santità non sia soltanto nell’anima, ma anche nel corpo”.2
Il famoso Beda,3 prima di San Tommaso, aveva già affermato che la colomba rappresenta il candore, perché ama la semplicità e la tortora, la castità, perché, se perde la sua compagna, non ne cerca un’altra.
Simeone, uomo di fede e di discernimento
25a Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio,…
Sono proprio l’elogio e l’essenza corrispondenti a un uomo santo. Sono le caratteristiche di un’anzianità perfetta.
25b …che aspettava il conforto d’Israele.
È molto adeguato il commento di Sant’Ambrogio4 a questo riguardo. Il vecchio Simeone non cercava la grazia solo per sé: egli la voleva per tutto il popolo. Comprendeva, in questo modo, quanto più importante è la grazia per la collettività che per una sola persona.
Era un uomo conoscitore del ruolo rilevante dell’opinione pubblica. Era un uomo di grande fede, credeva nelle promesse di Dio. Di grande discernimento, poiché sapeva che la liberazione dal peccato era la consolazione del popolo, e non il semplice termine delle oppressioni straniere.
25c Lo Spirito Santo era sopra di lui,…
È ciò che succede ad ogni anima in stato di grazia. Ma, qui, San Luca sembra voler indicare qualcosa di più profondo, ossia, sottolineare che si tratta di un vero profeta, come meglio trasparirà più avanti, nella promessa ricevuta e nel fatto che era stato guidato all’incontro con Gesù e Maria.
26 …e gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
Non c’è il minimo dubbio che si trattasse di una rivelazione mistica e chiara.
Anche la promessa di vedere Gesù Cristo ci è stata fatta. Perché ciò accada, è necessario imitare Simeone, esser giusti, aver timore di Dio e sperare contro ogni speranza.
27a Mosso dunque dallo Spirito, si recò al Tempio;…
Si trattava di un’anima che aveva raggiunto le vette dell’unione trasformante. Si lasciava condurre dallo Spirito.
27b …e mentre i genitori vi portavano il Bambino Gesù per adempiere la Legge,…
Non dimentichiamoci che lo sposo era signore e padrone di ogni frutto di sua moglie. Gesù apparteneva a Giuseppe e, così, questi era più che un padre adottivo.
Grazia maggiore dell’avere il Bambino Gesù tra le braccia
28a …Simeone prese il Bambino tra le braccia…
Che grazia straordinaria! Forse dopo San Giuseppe, Simeone fu il primo uomo a godere di questa felicità indicibile. Dio gli ha dato più di quello che aveva promesso.
San Beda così si esprime su questo passo: “Quell’uomo ha ricevuto il Bambino Gesù tra le sue braccia, secondo la Legge, per dimostrare che la giustizia delle opere, che, secondo la Legge, erano figurate dalle mani e dalle braccia, doveva esser sostituita dalla grazia, umile certamente, ma rinvigorente, di fede evangelica. L’anziano prese il Bambino Gesù, per dimostrare che questo mondo, già decrepito, sarebbe tornato all’infanzia e all’innocenza della vita cristiana”.5
Tuttavia, noi riceviamo ancor più di Simeone, perché, nell’ora della Comunione, la nostra unione con Cristo è molto più intima. Che Simeone ci ottenga la grazia di comunicare quotidianamente come a lui stesso sarebbe piaciuto farlo.
28b …e benedisse Dio: 29 “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; 30 perché i miei occhi han visto la tua salvezza, 31 preparata da te davanti a tutti i popoli:…”
Ancora una volta traspare dalle sue stesse parole, la fedeltà di quest’uomo. Certamente le sue forze furono lì lì per abbandonarlo varie volte. Quali non devono essere state le sue suppliche a Dio perché non venisse meno alla sua divina promessa? Quante volte non sarà stato messo alla prova: “Forse ora morirò senza aver visto il Messia?”.
Non Lo abbiamo visto, non Lo Vediamo ma, nell’Eucaristia, possiamo unirci a Lui più intimamente di Simeone. Che felicità la nostra!
Un Salvatore per tutti i popoli
32 “…luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.
Sì, le altre nazioni non avevano ricevuto la Rivelazione. La gloria toccava al popolo giudeo; agli altri doveva esser concessa la conoscenza dell’arrivo del Salvatore. In questo momento erano in cammino i tre Re Magi, che avrebbero dato occasione alla manifestazione della missione universale del Bambino Dio, l’Epifania.
33 Il padre e la Madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di Lui.
Si stupivano di fronte alle manifestazioni angeliche e alla presenza dei pastori nella Grotta a Betlemme. Lo stesso stupore si ripeterà all’arrivo dei Re dall’Oriente. Discernevano entrambi la gloria futura della Civiltà Cristiana, promossa dall’offerta di Gesù.
34a Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre:…
Gli toccava benedire, poiché era della razza di Levi, sacerdote, pertanto. È alla Corredentrice cui egli si rivolge.
Segno di contraddizione, affinché si rivelino i segreti dei cuori
34b …“Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione,”…
Nel primo libro delle sue omelie, San Beda, il Venerabile, così si esprime: “Con giubilo si odono queste parole, che esprimono che ci è stato destinato il Signore per ottenere la resurrezione universale, come quello che Egli stesso disse: ‘Io sono la Risurrezione e la Vita; chi crede in Me, anche se muore, vivrà’ (Gv 11, 25). Ma quanto terribili suonano quelle altre parole: ‘Questo Bambino sarà causa tanto di rovina che di risurrezione!’.
“Veramente infelice chi, dopo aver visto la sua luce, rimane, ciò nonostante, cieco per l’oscurità dei vizi… perché, secondo l’Apostolo ‘Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato’(II Pt 2, 21).
“Lo contraddicoNo i giudei e i gentili, e, cosa più grave, i cristiani che, professando interiormente il Salvatore, Lo smentiscono con le loro azioni”.6
35a …“perché siano svelati i pensieri di molti cuori”.
Continua San Beda: “Prima dell’Incarnazione, erano occulti molti pensieri, ma una volta nato sulla Terra il Re dei Cieli, il mondo si rallegrò, mentre Erode si turbava e con lui tutta Gerusalemme. Quando Gesù predicava e prodigava i suoi miracoli, le turbe si riempivano di paura e glorificavano il Dio di Israele; ma i farisei e gli scribi accoglievano con parole di rabbia quanto veniva pronunciato dalle labbra del Signore e quante opere realizzava.
“Quando Dio soffriva sulla Croce, ridevano con sciocca gioia gli empi e piangevano con amarezza i pietosi, ma quando resuscitò dai morti e salì al Cielo, si mutò in tristezza la gioia dei cattivi, e si convertì in piacere la pena degli amici”.7
Ancora oggi e fino al Giudizio Finale, i cristiani, altri Cristi, sono “segni di contraddizione” e, in funzione loro, si riveleranno i pensieri nascosti nei cuori di molti.
Maria, Corredentrice, e l’amore delle nostre croci
35b “E anche a Te una spada trafiggerà l’anima”.
Maria è Corredentrice del genere umano. Questa profezia di Simeone, Lei già la conosceva. Anzi, sarebbe stata scolpita nel suo spirito fino alla Resurrezione di Gesù. Lei è la Regina dei Martiri e, dall’Annunciazione, avrebbe sofferto con Cristo, per Cristo e in Cristo.
Noi siamo invitati in questo passo del Vangelo a dare un carattere di olocausto ai dolori che ci siano permessi dalla Provvidenza. Amiamo le croci che ci capitano, unendoci a Gesù e a Maria in questa grandiosa scena della Presentazione.
1) FREI LUÍS DE GRANADA. Jesucristo Redentor. L.III. In: Obra Selecta. Madrid: BAC, 1952, p.765-766. 2) SAN TOMMASO D’AQUINO. Summa Theologica. III, q.37, a.3, ad 4. 3) Cfr. SAN BEDA, apud SAN TOMMASO D’AQUINO. Catena Aurea. In Lucam, c.II, v.22-24. 4) Cfr. SANT’AMBROGIO, apud SAN TOMMASO D’AQUINO, Catena Aurea, op. cit., v.25-28. 5) SAN BEDA, apud SAN TOMMASO D’AQUINO, Catena Aurea, op. cit., v.25-28. 6) SAN BEDA. Homiliæ Genuinæ. L.I, hom.XV: ML 94, 81. 7) Idem, 82.
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