Avvento – adventus, in latino – significa venuta, arrivo. È una parola di origine profana che designava la venuta annuale della divinità pagana, al tempio, per fare visita ai suoi adoratori. Si credeva che il dio, la cui statua era lì oggetto di culto, rimanesse in mezzo a loro durante la solennità. Nel linguaggio corrente, denominava anche la prima visita ufficiale di un personaggio importante, una volta assunto un alto incarico.
Così, alcune monete di Corinto perpetuano il ricordo dell’adventus augusti, ed un cronista dell’epoca qualifica con l’espressione adventus divi il giorno dell’arrivo dell’Imperatore Costantino. Nelle opere cristiane dei primi tempi della Chiesa, specialmente nella Vulgata, adventus si trasformò nel termine classico per designare la venuta di Cristo sulla terra, ossia, l’Incarnazione, inaugurando l’era messianica e, dopo, la sua venuta gloriosa alla fine dei tempi.
Il sorgere dell’Avvento Cristiano
Le prime tracce dell’esistenza di un periodo di preparazione al Natale appaiono nel V secolo, quando San Perpetuo, Vescovo di Tours, stabilì un digiuno di tre giorni, prima della nascita del Signore. È sempre della fine di questo secolo la “Quaresima di San Martino”, che consisteva in un digiuno di 40 giorni, a partire dal giorno dopo la festa di San Martino. San Gregorio Magno (590- 604) fu il primo papa a redigere un ufficio per l’Avvento e il Sacramentario Gregoriano è il più antico nel predisporre messe specifiche per le domeniche di questo tempo liturgico.
Nel secolo IX, la durata dell’Avvento si ridusse a quattro settimane, come si legge in una lettera del Papa San Nicola I (858-867) ai bulgari. Nel XII secolo il digiuno era già stato sostituito da una semplice astinenza. Malgrado il carattere penitenziale del digiuno o astinenza, l’intenzione dei papi, nell’alto Medioevo, era quella di provocare nei fedeli una grande aspettativa per la venuta del Salvatore, orientandoli in vista del suo ritorno glorioso alla fine dei tempi.
Da qui il fatto che tanti mosaici rappresentavano vuoto il trono del Cristo Pantocrator. Il vecchio vocabolo pagano adventus si intende anche nel senso biblico ed escatologico di “parusia”.
È semplice quanto bella: un cerchio fatto da rametti verdi, generalmente di abeti o di pino, avvolto da un lungo nastro rosso che allo stesso tempo abbellisce e mantiene legati alla base circolare i rametti. Quattro candele di vari colori completano questa bella ghirlanda, che nei paesi cristiani orna e segna da secoli il periodo dell’avvento. Questa ghirlanda viene chiamata corona:
Un’antica usanza pia
Nelle domeniche dell’Avvento le famiglie e le comunità cattolica hanno la pia usanza di riunirsi intorno ad una corona per pregare.
La “liturgia della corona” – questo il nome della preghiera – si svolge in una maniera molto semplice. Tutti i partecipanti si mettono intorno alla ghirlanda addobbata e la cerimonia ha inizio. In ognuna delle quattro settimane dell’avvento si accende una nuova candela, finché tutte sono accese.
L’accendere le candele è sempre accompagnato da un canto. Subito dopo si legge un brano delle Sacre Scritture che sia adatto al tempo dell’Avvento e si fa una piccola meditazione. Dopo ciò sono recitate alcune preghiere e alcune lodi per concludere la cerimonia. Di solito la ghirlanda della corona e le candele che la compongono sono benedette da un sacerdote.
Origine
La Corona dell’Avvento ha origine in Europa. Durante l’inverno i suoi abitanti, ancora barbari, accendevano alcune candele che rappresentavano la luce del Sole. In questo modo affermavano la speranza che il calore del Re degli Astri sarebbe tornato a splendere su di loro per riscaldarli. Con il desiderio di evangelizzare quelle anime, i primi missionari cattolici che approdarono li, vollero a partire dalle usanze dei nativi insegnare loro la Fede e condurli verso Gesù Cristo. Così fu creata la “corona dell’avvento”, carica di simboli, insegnamenti e lezioni di vita.
La forma circolare
Il cerchio non ha inizio né fine. È interpretato come segno dell’amore di Dio che è eterno, non avendo inizio né fine. Il cerchio simboleggia anche l’amore dell’uomo verso Dio e verso il prossimo che non deve esaurirsi mai. Il cerchio riporta ancora l’idea di un “anello” di unione che collega Dio alle persone, come una grande “Alleanza”.
Rametti verdi
Verde è il colore che rappresenta la speranza, la vita. Dio vuole che aspettiamo la sua grazia, il suo perdono misericordioso e la gloria della vita eterna alla fine della nostra vita terrena. I rametti verdi ricordano le benedizioni che sono state sparse da Nostro Signore Gesù Cristo durante la sua prima venuta tra di noi, e adesso con una speranza rinnovata, aspettiamo la sua consumazione, nella seconda volta che verrà, che sarà quella definitiva.
Quattro candele
L’avvento ha quattro settimane, ogni candela messa nella corona simboleggia una di queste quattro settimane. All’inizio la Corona è senza luce, senza splendore, senza vita: essa ricorda l’esperienza di oscurità del peccato. Nella misura in cui ci avviciniamo al Natale, ad ogni settimana dell’Avvento una nuova candela è accesa, ciascuna rappresentando un’avvicinamento del momento dell’arrivo di Colui che è la luce di questo mondo, Nostro Signore Gesù Cristo. È Lui che disperde tutta l’oscurità, è Lui che porta ai nostri cuori la riconciliazione tanto attesa tra noi e Dio, e per amore per il Padre, porta la “pace nella Terra tra gli uomini di buona volontà”.
Che il secondo AVVENTO del Signore possa darsi il quanto prima.
Carissimi, potete mettere qualcosa su il sgnificato del Natale.
Grazie!
Grazie, avevo bisogno per una catechesi in parrocchia…
Sapete che mai avevo pensato su! Grazie!