In cima al Calvario, l’orrore e l’abbandono prendevano posto presso la Croce del Redentore. In un diluvio di dolori, Gesù aveva esclamato il suo “Consummatum est!”. Il buon ladrone si preparava a lasciare la Terra. Il centurione che aveva ferito il costato di Nostro Signore, si colpiva nel petto. Alcune persone raccoltesi in un angolo del Golgota piangevano. Tuttavia, la gioia non aveva abbandonato un’anima! L’anima che più rifiutava tutto quell’orribile spettacolo di dolore, l’anima che più ripudiava tanta ingiustizia, che più odiava il male, l’anima che più amava il Salvatore morto, era anche quella che più speranza e certezza possedeva. “Stabat Mater dolorosa, juxta crucem lacrimosa”. Presso la Croce, dolorosa, Maria stava ritta, con tutta la forza del suo corpo e della sua anima, con gli occhi inondati di lacrime, ma il cuore inondato di luce. In quell’istante aveva la certezza che, dopo la grande tragedia, dopo l’abbandono generale, sarebbe venuta l’aurora della Resurrezione. Sarebbe sorta l’aurora della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, circondata di gloria a partire da Pentecoste. E da croci in luci, da luci in croci, il mondo sarebbe giunto fino al momento benedetto che a Fatima Lei preannunciò: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!”
Plinio Corrêa de Oliveira
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