La liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci ricorda la nostra condizione di mortali: “Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris — Ricordati uomo, che polvere sei e polvere tornerai” … In questo inizio di Quaresima, cerchiamo, più ancora della mortificazione corporale, di accettare l’invito che la Liturgia saggiamente ci fa, combattendo l’amor proprio con tutte le nostre forze. “Cercate il merito, cercate la causa, cercate la giustizia, e vedete se trovate altro che non sia la grazia di Dio”.(Sant’Agostino)
Significato della cerimonia delle Ceneri
La Chiesa ci indica, nelle preghiere recitate dai suoi ministri, il significato della cerimonia delle Ceneri: “O Dio, che non desiderate la morte del peccatore ma si la sua conversione, ascoltate con bontà le nostre preghiere e degnatevi di benedire queste ceneri, che spargeremo sulle nostre teste. E così, riconoscendo che siamo polvere e che in polvere ritorneremo, riusciamo, per mezzo dell’osservanza della Quaresima, ad ottenere il perdono dei peccati e a vivere una vita nuova a somiglianza del Cristo Risorto”. È, poi, la penitenza che la Chiesa ci vuole insegnare attraverso la cerimonia di questo giorno.
Già nell’Antico Testamento, gli uomini si coprivano di ceneri per esprimere il proprio dolore e la propria umiliazione, come si può leggere nel libro di Giobbe. Nei primi secoli della Chiesa, i penitenti pubblici si presentavano in questo giorno al vescovo o al penitenziere: chiedevano perdono, indossando un sacco e, come segno della propria contrizione coprivano la testa con le ceneri. Ma siccome tutti gli uomini sono peccatori, dice Sant’Agostino, questa cerimonia si è estesa a tutti i fedeli, per ricordare loro il precetto della penitenza. Non vi era alcuna eccezione: pontefici, vescovi, sacerdoti, re, anime innocenti, tutti si sottomettevano a questa umiliante espressione di pentimento.
Facciamo in modo da avere gli stessi sentimenti: deploriamo le nostre mancanze nel momento in cui riceviamo dalle mani del ministro di Dio le ceneri benedette dalle preghiere della Chiesa. Quando il sacerdote ci dirà “Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai”, oppure “Convertitevi, e credete al Vangelo”, mentre impone le ceneri, umiliamo il nostro spirito per il pensiero della morte che riducendoci in polvere, ci collocherà sotto i piedi di tutti. In questo modo, lontani dal lunsigare il nostro corpo destinato alla dissoluzione, decideremo di trattarlo con durezza, di frenare il nostro palato, i nostri occhi, i nostri orecchi, la nostra lingua, tutti i sensi; di osservare il più a lungo possibile il digiuno e l’astinenza che ci prescrive la Chiesa.
Mio Dio, inspiratemi sentimenti veri di umiltà, in considerazione del mio nulla, della mia ignoranza e della mia corruzione. Datemi il più vivo pentimento delle mie iniquità, che hanno ferito le vostre perfezioni infinite, hanno rattristato il vostro cuore di padre, hanno crocifisso vostro Figlio diletto, e mi hanno causato un male maggiore della perdita della vita del corpo, poiché il peccato mortale è la morte dell’anima e ci espone ad una morte eterna.
La Chiesa ha sempre avvertito i fedeli a non accontentarsi dai segnali esterni di penitenza, ma di berne lo spirito e i sentimenti. Digiuniamo, dice la Chiesa, come il Signore desidera, ma accompagniamo il digiuno con lacrime di pentimento, prostrandoci dinanzi a Dio e deplorando la nostra ingratitudine nell’amarezza dei nostri cuori. Ma questa contrizione, per essere proficua, dev’essere accompagnata dalla fiducia. Per questa ragione la Chiesa ci ricorda sempre che il Nostro Dio è pieno di bontà e misericordia, sempre pronto a perdonarci, il che è un forte motivo per sperare fermamente nella remissione dei nostri peccati, se ce ne pentiamo. Dio non disprezza mai un cuore contrito e umiliato.
La liturgia finisce esortandoci a prendere generose risoluzioni confidando in Dio: “Pecchiamo, Signore, perché ci dimentichiamo di voi. Volgiamoci subito al bene, senza aspettare che la morte arrivi e non ci sia più tempo per farlo. Ascoltateci, Signore, abbiate pietà di noi perché pecchiamo contro di voi. Aiutateci, o Dio salvatore, per la gloria del vostro nome liberateci”. Il pensiero della morte ci invita ancora a vivere più santamente, e come è efficace questo ricordo!
Ai piedi della tomba e alle soglie del tribunale supremo, chi oserebbe affrontare il suo Giudice, offendendolo e rifiutando il pentimento, o vivendo nella negligenza, nella debolezza o nella trascuratezza?
Ponetevi in spirito nel vostro letto di morte e armatevi dei sentimenti di compunzione che avreste voluto avere. Depositate la vostra fiducia nella misericordia divina, nei meriti di Gesù e nell’intercessione della divina Madre. Promettete ancora al Signore: 1º di togliere dai vostri pensieri, conversazioni e atteggiamenti, tutto ciò che non Gli piace; 2º di vivere quanto possibile nella solitudine, nel silenzio e, soprattutto, nel raccoglimento interiore che favorisce nel vostro spirito lo spirito di preghiera e vi separa da tutto ciò che non è Dio.
Tradotto dall'adattamento da Quarta-Feira de Cinzas, in Meditações para todos os dias do ano. Pe. Luís Bronchain CSSR, Petrópolis, Editora Vozes, 1949 (2ª edizioni in portoghese, pag. 132-134)
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