Ecco l’Agnello di Dio

Vangelo

In quel tempo 35 Giovanni stava con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!” 37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora Si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cercate?” Gli risposero: “Rabbì — che, tradotto, significa Maestro — dove dimori?” 39 Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove Egli dimorava e quel giorno rimasero con Lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” — che si traduce Cristo — 42 e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” — che significa Pietro (Gv 1, 35-42).

“Abbiamo trovato il Messia”

La semplicità con cui il Battista ha indirizzato i suoi discepoli a Gesù; l’infiammato zelo di Andrea e Giovanni nell’incontrare il Redentore; Simon Pietro, magnifico frutto di questo apostolato… Nel Vangelo di questa domenica troviamo il paradigma dell’azione evangelizzatrice per tutti i tempi.

I – Tutti siamo chiamati a evangelizzare

Dio vuole che “tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (I Tm 2, 4). A questo scopo, Gesù ha creato la Chiesa, istituzione essenzialmente missionaria e apostolica, che, nel corso dei secoli, è andata a compiere in crescendo questa grandiosa missione. Egli stesso ci ha detto: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10).

Il richiamo all’apostolato non è privilegio esclusivo dei religiosi. Esso si estende anche ai laici, come ci insegna il Concilio Vaticano II: “L’apostolato dei laici, infatti, derivando dalla loro stessa vocazione cristiana, non può mai venir meno nella Chiesa. La stessa Sacra Scrittura mostra abbondantemente quanto spontanea e fruttuosa fosse tale attività ai primordi della Chiesa.

“I nostri tempi poi non richiedono minore zelo da parte dei laici; anzi le circostanze odierne richiedono assolutamente che il loro apostolato sia più intenso e più esteso. Infatti l’aumento costante della popolazione, il progresso scientifico e tecnico, le relazioni umane che si fanno sempre più strette, non solo hanno allargato straordinariamente il campo dell’apostolato dei laici, in gran parte accessibile solo ad essi, ma hanno anche suscitato nuovi problemi, che richiedono il loro sollecito impegno e zelo.

“Tale apostolato si è reso tanto più urgente, in quanto l’autonomia di molti settori della vita umana si è assai accresciuta, com’è giusto; ma talora ciò è avvenuto con un certo distacco dall’ordine etico e religioso e con grave pericolo per la vita cristiana. Inoltre in molte regioni, in cui i sacerdoti sono assai pochi, oppure, come talvolta avviene, vengono privati della dovuta libertà di ministero, senza l’opera dei laici la Chiesa a stento potrebbe essere presente e operante.

Papa Pio XII durante una cerimonia in Piazza San Pietro

“Il segno di questa molteplice e urgente necessità è l’evidente intervento dello Spirito Santo, il quale rende oggi sempre più consapevoli i laici della loro responsabilità e dovunque li stimola a mettersi a servizio di Cristo e della Chiesa”.1

In modo non meno incisivo del Concilio Vaticano II, il Dottor Angelico mette in risalto questa responsabilità dei laici, specialmente nelle situazioni di crisi di religiosità: “Quando la Fede si trova in pericolo, tutti sono obbligati a propagarla fra gli altri, sia istruendoli e confermandoli, sia reprimendo gli insulti degli infedeli”.2

Già, Pio XII, a suo tempo, condannava l’inazione in materia di apostolato: “Il Papa deve, al suo posto, incessantemente vigilare e pregare e prodigarsi, affinché il lupo non finisca col penetrare nell’ovile per rapire e disperdere il gregge […]; anche coloro, che col Papa dividono la responsabilità del governo della Chiesa, fanno tutto il possibile […]. Ma questo oggi non basta: tutti i fedeli di buona volontà debbono scuotersi e sentire la loro parte di responsabilità nell’esito di questa impresa di salvezza”.3

In sintesi, la nostra vita interiore esige — nella ricerca della sua più completa perfezione — che aiutiamo quanti si trovano alla portata della nostra attività apostolica, al fine di incamminarli nel seno della Chiesa.

Questa magnifica opera evangelizzatrice ha il suo paradigma nella Liturgia di oggi.

II – L’apostolato di San Giovanni Battista

In quel tempo 35 Giovanni stava con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!”

San Giovanni Battista — valoroso esempio di apostolo disinteressato — non ha mai permesso l’ingresso, nella sua anima, del minimo residuo di gelosia dei suoi seguaci, soprattutto in relazione a Gesù. Sebbene fosse parente prossimo del Salvatore, affermava: “Io non sono degno di slegare il laccio del sandalo” (Gv 1, 27). Espressione forte per quei tempi, perché era compito degli schiavi lavare i piedi dei visitatori di alto rango, levandogli prima la calzatura. Abbracciava, in questa maniera, la condizione di schiavo di fronte a quel suo successore. Questa era una delle ragioni della sua capacità di commuovere gli animi e di incentivarli alla penitenza in vista della metanoia — cambiamento di mentalità. La sua umiltà archetipica, così trasparente nell’autenticità della sua predicazione, conferiva un carattere di affidabilità insuperabile alla persona del Precursore. Qui si può vedere l’altra qualità del vero apostolo: la modestia.

Egli ha anche affermato: “Egli è colui del quale ho detto” (Gv 1, 30). Questa affermazione è chiaramente indicativa di quanto Gesù debba essere stato la sostanza della sua predicazione. Magari questa sarà stata una delle principali ragioni di aver scelto un terreno meno arrischiato per svolgere il suo apostolato. Trovandosi lontano da Gerusalemme, pertanto, dal raggio di azione degli scribi e farisei, poteva riferirsi a Colui che si sarebbe costituito come una vera “pietra di scandalo” (Is 8, 14). Il durame del suo discorso era “l’Agnello di Dio” in cui depositava la pienezza della sua fede.

Evangelizzatore disinteressato e attraente

L’Evangelista descrive il Battista con ricchi e bei colori, attestando quanto il suo primo maestro gli aveva con piacere marcato l’animo in modo indelebile. Oltre a ciò, con arte e con poche parole, ritrae l’enorme perplessità sollevata dai suoi discorsi. Quale scuola o quali maestri lo avevano formato per insegnare con una tale sicurezza? Sacerdoti e leviti di Gerusalemme, inviati da giudei curiosi, indagavano: chi è mai costui che battezza dicendo di non essere il Cristo, né Elia e neppure il Profeta? Tutti — gli istruiti e che avevano una formazione, come anche le persone semplici del popolo — comprendevano che Giovanni era un uomo ispirato da Dio. La sua aura di profezia, mistero e santità cresceva ogni giorno di più, incantando le moltitudini e incutendo timore e invidia nei potenti.

Nella sua totale modestia, la sua unica preoccupazione era di preparare le vie del Signore, raggruppando intorno a sé alcuni discepoli, con lo scopo di consegnarli all’Agnello di Dio. Esempio anche per noi, specialmente sotto questo punto di vista, poiché così dobbiamo procedere nel nostro apostolato, conducendo le vocazioni in seno alla Chiesa, per una vita ecclesiale.

Emerge, da questi episodi un’ulteriore qualità del Battista, anche se poco evidenziata: quella di essere un apostolo archetipico. La sua capacità attrattiva era irresistibile, rendendo difficile il distacco. Da qui si capisce perché i due discepoli rimanessero estasiati dal fervore delle parole e dalla figura del maestro, nonostante ormai declinasse il giorno! Dall’altro lato, essi non avevano la minima idea della straordinaria grazia che li aspettava. La Provvidenza Divina non lascia mai senza premio i suoi sinceri devoti. Un giorno o l’altro, Ella li ripaga molto generosamente. La costanza, l’amore e l’entusiasmo di questi due discepoli gli avrebbero fatto meritare la grazia di essere i primi ad essere chiamati tra i discepoli di Gesù Cristo.

“Ecco l’Agnello di Dio”

San Giovanni Battista

Riguardo all’inizio del Vangelo di oggi, così si esprime padre Andrés Fernández Truyols: “E, il giorno dopo, nelle prime ore del pomeriggio, mentre il Battista si trovava in compagnia di due dei suoi discepoli, Giovanni e Andrea, vedendo di nuovo passare Gesù, ripeté quella stessa profonda e dolcissima dichiarazione del giorno prima: ‘Ecco l’Agnello di Dio’.

“I due discepoli, all’udire — forse per la seconda volta — questa affermazione dalle labbra del loro maestro, pronunciata con tanto amore e sicurezza, illuminati, senza dubbio, e mossi dalla grazia interiore che lo stesso Agnello di Dio comunicava loro, si congedano da colui che fino a quel momento avevano avuto come loro maestro e si preparano a seguire Gesù.

“Il Battista non oppone la minima resistenza, al contrario li incita a seguire il nuovo Maestro. ‘Giovanni era amico dello Sposo. Non cercava la sua gloria personale, ma dava testimonianza della verità. Per questo non voleva trattenere con sé i suoi discepoli, impedendo loro di seguire il Signore; al contrario, è stato lui stesso ad indicare loro Colui che essi dovevano seguire’”.4 

Secondo Maldonado, il Battista aveva gli occhi inchiodati su Gesù, per il fatto di essere egli così “pieno di ammirazione e di religioso stupore”.5 Risulta chiaro che Gesù passeggiasse. Dov’era mai diretto? Alcuni Padri si sono manifestati favorevoli all’ipotesi che Egli stesse cercando San Giovanni Battista. Al contrario, Maldonado non è di quest’opinione e crede piuttosto che il Salvatore Si stesse distraendo un po’ o stesse camminando in un’altra direzione, per questo, “Si lasciò vedere da Giovanni affinché egli desse nuova testimonianza di Sé”.6

Ancora, San Giovanni Crisostomo rende evidenti altri importanti dettagli di quest’episodio: “Il suo desiderio [di San Giovanni Battista] era che loro prestassero attenzione a lui, per parlare una sola volta. E siccome questo non capitava frequentemente, a causa del sonno del suo auditorio, per valorizzare le sue parole ripeteva diverse volte lo stesso concetto. […]

“Tutti gli altri profeti e apostoli annunciarono Cristo quando era assente. Alcuni prima della sua Incarnazione. Altri dopo l’Ascensione. Solo lui Lo annunciò essendo Egli presente. […]

“Per quale motivo il Battista non percorse tutta la Giudea per annunciarLo, ma si stabilì nelle vicinanze del fiume, aspettando che Egli arrivasse, per farLo conoscere alle moltitudini appena Egli Si fosse presentato? Perché voleva che questo diventasse evidente attraverso le stesse opere di Cristo. Nel frattempo, lui si occupava nel farlo conoscere e nel convincere alcuni perché ascoltassero le sue parole di salvezza. San Giovanni lascia per Lui la testimonianza più sicura, proveniente dalle opere, come disse lo stesso Cristo: ‘Non ricevo testimonianza d’un uomo, perché le opere che il Padre Mi ha dato da compiere testimoniano di Me’. E non c’è mezzo più efficace di questo, poiché senza aver provocato che una piccola scintilla, subito si sollevò un grande incendio, e coloro che prima non credevano alle parole di San Giovanni, dicono: ‘Tutto quello che Giovanni diceva era vero’. 

“Al contrario, se avesse detto queste parole percorrendo le strade della Giudea, queste cose sarebbero sembrate compiute per un interesse umano, e la sua predicazione sarebbe suonata sospetta”.7

E San Giovanni Crisostomo termina facendo questo commento: “‘Guardando verso Gesù che passava, esclamò: Ecco l’Agnello di Dio’. Questo lo disse San Giovanni per lasciare registrato che Lo riconosceva non solo per sentirLo parlare, ma per vederLo passare”.8

“Egli deve crescere e io invece diminuire”

Padre Manuel de Tuya, molto azzeccatamente, commenta che il brano del Vangelo di oggi segna una continuazione della missione del Battista, che consiste nell’annunciare l’arrivo del Messia e nel dare testimonianza di Lui. Come prima aveva proceduto davanti alle moltitudini e al Sinedrio, allo stesso modo, ora lo fa davanti ai suoi due discepoli: “Non li tratterrà, ma li orienterà verso Cristo. Scioglierà il suo ‘circolo’ per far crescere quello di Cristo. È il tema di questo passaggio: ‘Egli deve crescere e io invece diminuire’ (Gv 3, 30)”.9

Il famoso Fillion10 vede questo versetto sotto un’altra prospettiva ed afferma che l’esclamazione di San Giovanni — “Ecco l’Agnello di Dio” — è stata sufficiente a produrre nei due discepoli, in maniera repentina, una reazione di stupore. Lo stesso Maldonado11 si mostra favorevole all’idea che il Precursore giudicasse i suoi due discepoli pronti a seguire il Messia.

III – Andrea e Giovanni incontrano Gesù

37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.

Fin dall’eternità, Gesù aveva visto questi due discepoli e li aveva amati. Ora, con i suoi occhi umani e senza fare in modo che essi si accorgessero di Lui, il Salvatore li contempla di traverso. Egli sempre ha voluto attirarli, ma, seguendo una diligente diplomazia, ha lasciato l’incarico a chi li aveva formati di prendere l’iniziativa di incamminarli. Da parte sua, Gesù non fa altro che offrire al Precursore un piccolo pretesto, ossia, passa davanti ai suoi occhi.

Il Battista dimostra, ancora una volta la sua totale devozione al Salvatore, poiché approfitta immediatamente dell’opportunità. Egli teme che Gesù passi e non torni!

Quante volte questo stesso Gesù Si presenta lungo il cammino della nostra vita! Ora è un’ispirazione, o un buon desiderio pervaso di consolazione, alle volte addirittura un rimorso di coscienza e un pentimento, o esempi di virtù o di cattiveria ai quali abbiamo assistito… Sì, Gesù ci appare in mille modi, ed ecco qui il grande modello, davanti a noi, in questo Vangelo. Dobbiamo essere avidi di queste occasioni per poter discernere le divine insinuazioni di Nostro Signore. 

Fedeli agli insegnamenti del loro maestro, nell’entusiasmo per la figura dell’Agnello così ben presentata nel corso di ispirate conversazioni e predicazioni, i due discepoli decisero di seguirLo. Come spiega padre Manuel de Tuya, “‘seguire qualcuno’, ‘andare dietro qualcuno’, era sinonimo, negli ambienti rabbinici, di andare alla sua scuola, essere un suo discepolo”.12 Pertanto Lo seguirono in entrambi i significati della parola, ossia, fisicamente e con l’intuito di passare a diventare suoi discepoli.

Quante vocazioni rimasero abbandonate lungo i cammini della Storia per non aver reagito come questi due! Quante perdizioni!

Da parte sua, Maldonado,13 sulla base di vari Padri della Chiesa, mette in risalto l’importanza della predicazione. In questo versetto, Gesù coglie i primi frutti della ricca piantagione di Giovanni.

Innocente ansia di prendere contatto

38 Gesù allora Si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cercate?” Gli risposero: “Rabbì — che, tradotto, significa Maestro — dove dimori?”

Gesù non perde mai l’occasione di venirci incontro e mai rinuncia ad incoraggiarci nelle vie del bene. Tanto è affettuosa e paterna l’attitudine dimostrata con i due, che arriva a commuoverci. Ambedue manifestano una innocente ansia di dirigersi a Gesù; ma, per rispetto o timore reverenziale, non osano abordarLo. Secondo le norme di buona educazione di tutti i tempi, tocca a chi ne ha l’autorità iniziare la conversazione, e Nostro Signore lo fa con la sua somma bontà, perché vede bene il recondito desiderio di entrambi e li mette a loro agio.

“Rabbì” è il titolo che essi Gli conferiscono, dimostrando quanto anelino ad apprendere la sua dottrina. In seguito Gli fanno una domanda: “dove dimori?”. Commenta Alcuino a questo riguardo: “Non vogliono beneficiare del magistero in forma passeggera, per questo Gli chiedono dove vive, per poter in futuro udire le sue parole in segreto, farGli visita molte volte e istruirsi molto meglio”.14 

Siccome il Vangelo ha valore perenne, anche a noi Gesù chiede: “Che cercate?”. Ossia, di che cosa andiamo in cerca nei luoghi che frequentiamo, nelle nostre compagnie, amicizie, azioni, ecc.? Cerchiamo la gloria di Dio e della sua Santa Chiesa? Sarà che cerchiamo il Regno dei Cieli, l’edificazione degli altri, la nostra salvezza, la nostra santificazione? O, al contrario, sarà la nostra vanagloria, il nostro amor proprio, la nostra sensualità, i nostri piaceri? È possibile che noi non Gli vogliamo rispondere adesso, ma, nel giorno del Giudizio — particolare e Finale —, dovremo renderGli i conti esatti, davanti agli Angeli e agli uomini. 

Imitiamo i due discepoli, e chiediamo a Gesù dove vive Lui attualmente. Immaginiamo quale sarebbe la sua risposta. Certamente non Lo incontreremo negli spettacoli immorali, né nelle discussioni vane, ecc. Innanzitutto, Gesù vive in Cielo, come nel tabernacolo, ma anche nel cuore degli innocenti, di tutti quelli che si conservano nella grazia di Dio e fuggono dal peccato. Noi lo sappiamo bene…

Sacra convivenza

39 Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove Egli dimorava e quel giorno rimasero con Lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

La cortesia di Gesù è insuperabile, visto che avrebbe potuto indicare loro la strada e fissargli un incontro per il giorno dopo. Al contrario, li invita a seguirLo, ossia, già li accetta come discepoli.

Così ha proceduto Gesù, secondo quanto ci insegna San Cirillo, “per insegnarci in primo luogo che nelle cose buone non è bene essere in ritardo, perché il posticipare qualcosa di buono è sempre uno scapito. E, poi, per mostrare che, per salvarsi, non basta agli ignoranti informarsi su quale è la santa casa di Cristo, nostro Salvatore, ossia, la Chiesa, se non si avvicinano a essa con fede e osservano con animo fervido ciò che al suo interno si fa”.15

Ecco chi ci ha fatto conoscere il contenuto di quella sacra convivenza! “Che giornata felice dovettero trascorrere, che notte beata!” — esclama Sant’Agostino — “Chi ci può dire che cosa ascoltarono dal Signore? Mettiamoci anche noi a costruire nel nostro cuore una casa dove il Signore possa venire, ad ammaestrarci, e si trattenga a parlare con noi”.16

Anche a noi Gesù rivolge quest’invito pieno di benevolenza. E così procederà fino all’ultimo minuto della Storia. Come è possibile opporgli resistenza?

IV – Simon Pietro, frutto dell’apostolato di Andrea

Veduta di Piazza San Pietro

40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.

I commentatori sono praticamente unanimi nel sottolineare l’umiltà dell’Evangelista in questo versetto, poiché non dice che uno dei due era in realtà lui stesso. A nostro avviso, i begli anni di convivenza molto stretta con la più umile delle creature, Maria Santissima, avevano fatto sì che il suo cuore fosse tutto preso dall’ammirazione per quest’eccelsa virtù.

41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” — che si traduce Cristo…

Senza dubbio, la lunga conversazione avuta con Gesù aveva fatto crescere Giovanni e Andrea nella fede. Entrambi dovevano essere infiammati di zelo, entusiasmo e fervore nel loro noviziato appena cominciato. Immediatamente spuntano i risultati che confermano l’autentica realtà di questa fede: l’apostolato. Il bene è eminentemente diffusivo, le impressioni sovrannaturali dovevano essere molto forti, il trasporto e la venerazione per Nostro Signore erano al loro grado più elevato. I ricordi delle innumerevoli conversazioni, previsioni e commenti di Giovanni Battista sul Messia costituivano, per loro, un quadro logico, bello e armonico con la figura di Cristo. Era una necessità imperiosa conquistare nuovi discepoli per il Messia. Il primo che trovarono fu Simone e su lui devono aver trovato sfogo, tutte le loro mistiche emozioni e la concatenazione delle loro analisi e conclusioni.17 E qual è stata la reazione di Simone?

Profezia sul futuro di Simone

42 …e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” — che significa Pietro.

Come ci fa notare San Giovanni Crisostomo,18 Pietro credette, immediatamente, in quello che gli trasmettevano e volle conoscere quanto prima il Messia. Per questo si lasciò condurre.

Gesù, con il suo divino vedere, già conosceva Simone fin dall’eternità. Ora i suoi occhi umani coincidevano nello stesso giudizio. Dio e Uomo lanciano, in profezia, la pietra fondamentale della futura Chiesa. Nessuno dei neodiscepoli deve aver capito la portata di quelle parole, che, in seguito, sarebbero divenute chiaramente esplicite, in queste altre: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16, 18).

Due sguardi hanno segnato la vita di Pietro: questo iniziale e l’ultimo, dopo il quale egli “flevit amare — pianse amaramente” (Lc 22, 62).

V – Conclusione

E impossibile non constatare, nel Vangelo di oggi, la fondamentale importanza dell’apostolato personale, diretto e assogettato al potere di una gerarchia. Si vede, già nei primordi della costituzione della sua Chiesa, il Divino Redentore preoccupato a stabilire la Pietra-Base del suo edificio. Per questa ragione, in ogni e in qualsiasi successore di Cefa, noi dobbiamo onorare questa Pietra, obbedendo con totale sottomissione alle decisioni della Chiesa.

Preghiamo Maria, Madre della Chiesa, affinché mai ci separiamo, neanche di un solo millimetro, dalla Cattedra infallibile di Pietro, nella nostra fede, spirito e disciplina. Che la Madonna Santissima infonda, nelle nostre anime, la felicità di credere in ciò che la Gerarchia insegna, praticare quello che essa ordina, amare quello che essa ama e percorrere le sue vie per raggiungere la gloria eterna.

1) CONCILIO VATICANO II. Apostolicam actuositatem, n.1.

2) SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. II-II, q.3, a.2, ad 2.

3) PIO XII. Discorso agli uomini di Azione Cattolica, di 12/10/1952.

4) FERNÁNDEZ TRUYOLS, SJ, Andrés. Vida de Nuestro Señor Jesucristo. 2.ed. Madrid: BAC, 1954, p.141.

5) MALDONADO, SJ, Juan de. Comentarios a los Cuatro Evangelios. Evangelio de San Juan. Madrid: BAC, 1954, v.III, p.125.

6) Idem, ibidem.

7) SAN GIOVANNI CRISOSTOMO. Homilía XVIII, n.1-3. In: Homilías sobre el Evangelio de San Juan (1-29). 2.ed. Madrid: Ciudad Nueva, 2001, v.I, p.227; 230232.

8) Idem, n.2, p.230.

9) TUYA, OP, Manuel de. Biblia Comentada. Evangelios. Madrid: BAC, 1964, v.V, p.985-986.

10) Cfr. FILLION, Louis-Claude. Vida de Nuestro Señor Jesucristo. Infancia y Bautismo. Madrid: Rialp, 2000, v.I, p.327.

11) Cfr. MALDONADO, op. cit., p.125.

12) TUYA, op. cit., p.987.

13) Cfr. MALDONADO, op. cit., p.126.

14) ALCUINO, apud SAN TOMMASO D’AQUINO. Catena Aurea. In Ioannem, c.I, v.37-40.

15) SAN CIRILLO D’ALESSANDRIA. In Ioannis Evangelium. L.II, c.1: MG 73, 218.

16) SANT’AGOSTINO. In Ioannis Evangelium. Tractatus VII, n.9. In: Obras. Madrid: BAC, 1955, v.XIII, p.229.

17) Maldonado afferma che “si può considerare come certo che, allo stesso modo di Andrea, Giovanni, il futuro Evangelista, andò a trovare suo fratello Giacomo e lo condusse al Signore. L’unione delle due coppie di fratelli, amici e compagni di pesca, fa sospettare che i quattro abbiano viaggiato nella stessa carovana per essere battezzati dal Precursore e pensavano di ritornare insieme in Galilea, quando la loro buona sorte li condusse alla rustica tenda di campagna abitata da Cristo, ove decisero di essere suoi discepoli, e con Lui fecero ritorno alla loro terra” (MALDONADO, op. cit., p.131, nota 1).

18) Cfr. SAN GIOVANNI CRISOSTOMO. Homilía XIX, n.1. In: Homilías sobre el Evangelio de San Juan (1-29), op. cit., p.241.